Cerca nel blog

venerdì 4 novembre 2016

A volte ritornano...

Sono stato assente per un po', un bel po' a dire la verità. E chiedo scusa ai miei due o tre lettori.
Assente non vuol dire però inattivo. Un carissimo amico ha ospitato  molti miei contributi e continua a farlo e mi riprometto di segnalarveli qui man mano a cominciare da quelli passati. A presto quindi e sempre con opinioni scorrettissime! 

martedì 3 maggio 2016

Breve storiella.

C'era una volta in un paese lontano un regno millenario e molto grande.
Un giorno ai suoi confini scoppiò una rivolta; nulla più di un focolaio all'inizio, ma ben presto la ribellione (fomentata anche dai regni vicini) iniziò ad espandersi e a conquistare terreno e a portare persone alla sua causa minando le solide e sagge radici millenarie del regno.
Alcuni generali fedeli al re e a servizio del regno se ne accorsero, mobilitarono le truppe, misero in guardia il popolo e cercarono di difenderlo.
I generali e il popolo guardavano al re, lo sentivano vicino, sapevano che era dalla loro parte (ed era assolutamente vero). C'erano state parole chiare in ambito più generale, ma tutti si aspettavano parole che andassero nel concreto di quella situazione di emergenza, parole che richiamassero all'ordine e spronassero gli indecisi e i pavidi specialmente tra coloro che avevano responsabilità di comando e che parevano strizzare l'occhio ai rivoltosi. Infatti la ribellione dilagava ormai e se alcuni aderivano per convinzione molti lo facevano per convenienza e paura.
Nel frattempo il generale in capo dell'esercito fedele al regno convocò un grande esercito (il più grande che si fosse mai visto da molto tempo) e si tennero due memorabili battaglie che però non diedero l'esito sperato (anche per il tradimento di alcuni che per mero interesse aderirono alla rivolta).  Anzi la situazione si fece disperata ed i nemici arrivarono alle mura del castello reale.
I pochi fedelissimi erano circondati ormai e fu in quel momento che il re ricevette il generale più alto in grado del suo esercito e lo accolse calorosamente. Gli disse di andare avanti così, che la loro battaglia era giusta e che avevano il suo pieno appoggio.
Il generale accolse le parole del re con gioia e fece appena in tempo ad uscire per unirsi all' ultima disperata battaglia dei suoi.
Ma ormai era tardi, il generale, le sue truppe ed anche i civili inermi (si sa che le rivoluzioni esigono il loro tributo di sangue e non guardano in faccia a nessuno) furono massacrati dinanzi alle porte del castello.
La bandiera dei ribelli fu issata sul campo di battaglia insieme alle teste mozzate degli sconfitti.
All'interno delle mura del castello ancora risuonavano le parole del re: "avanti così..."

E' questo il finale della storia? Non so e sinceramente ho sempre la speranza che non finisca così. 
Una cosa sola è certa: questo è il mio post più sofferto in assoluto...





Il problema del linguaggio

Qui un piccolo contributo alla riflessione sul linguaggio e le sue potenzialità e problematiche.

lunedì 18 aprile 2016

astensione e senso civico...

Una lettera aperta al direttore de "la pietra nello stagno".
Potete leggerla qui

Fede e cultura

Un piccolo contributo che potete leggere qui

martedì 12 aprile 2016

Dio è con noi?

Sicuramente viviamo in un'epoca e in una cultura dove insistentemente si cerca di rimarcare il fatto che la fede è un fatto da relegare alla sfera privata.
Ora sia ben chiaro che chi scrive non condivide per nulla tale posizione.
Però c'è una concezione che negli ultimi tempi si sta facendo strada nel mondo cattolico. Quella di pensare che la risposta ad una visione privatistica della fede sia un partito o un movimento di stampo confessionale. Personalmente mi sono trovato di fronte a dichiarazioni quali "Dio chiama e bisogna rispondere" o "Dio lo chiede" in riferimento alla discesa in campo nell'agone politico per non parlare di inni che cantano "Gesù ci chiama" e "Dio è con noi" appartenenti a sigle che desiderano presentarsi ai prossimi appuntamenti elettorali.
Chi scrive non pensa che sia questa la soluzione del problema della rappresentanza dei cattolici nella politica italiana e desidero qui ribadire alcuni concetti.
Il cristianesimo non è propriamente definibile come religione, è prima di tutto l'incontro con la Persona di Cristo che rivela all'uomo il volto di Dio Padre.
Se c'è una cosa che si deve proprio al cristianesimo è la corretta armonia tra fede e ragione. Se l'incontro con Cristo ci ha cambiato la vita esso non chiede affatto di rinunciare all'uso della nostra ragione, ma anzi quest'ultima è illuminata dalla fede e riscopre il suo essere secondo la natura di Dio (e scusate l'insistenza con cui ultimamemnte cito un certo Benedetto XVI).
I cattolici sono quindi chiamati all'impegno politico, ma questo non si traduce in un infantile fideismo a scapito di un saper rendere ragione della propria fede e quindi delle ragioni del proprio agire anche e soprattutto in politica. Una tale impostazione non può che allontanare consensi e contribuire ancora di più all'isolamento culturale dei cattolici.
Senza entrare nel merito della origine storica del motto "Dio è con noi", che certamente aveva un suo preciso significato ed un suo perché, non possiamo però ignorare che divenne anche la coltre sotto la quale gli uomini giustificarono crimini efferati.
E se non vi convince chi ha vergato queste poche righe fidatevi almeno di ciò che scriveva il grande Giovannino Guareschi (non a caso un ottimo esempio di come fede e ragione vadano a braccetto) che fu prigioniero durante l'ultimo conflitto mondiale proprio sotto coloro che di quel motto si fregiavano ed in nome del quale commisero le peggiori atrocità:
<< Costoro affermano "Dio è con noi", io invece prego di essere "io con Dio" >>

Piccole note e grandi cambiamenti?

Non ho ancora letto per intero l'esortazione sinodale Amoris Laetitia promulgata dal papa alcuni giorni or sono. Ne ho letto solo alcuni stralci a dire il vero molto belli. Tralascio i cori dei servitori di corte che dicono che finalmente la Chiesa parla di Eros e Amore. Mi chiedo semplicemente se costoro abbiano fatto catechismo usando Dylan Dog...
Ma il punto non è questo.
Sul capitolo dedicato ai divorziati risposati e alle cosiddette situazioni irregolari mi limito ad osservare che piu del testo mi preoccupano alcune note ad esso correlate dove (ad una prima lettura) pare intravedersi il succo di quella che era stata la posizione su cui erano ripiegati Kasper e compagni avendo visto che la loro prima proposta ancora più esplicita non aveva trovato spazio. In questo senso anche alcuni punti della relazione finale del sinodo che citavano Familiaris Consortio monca di una sua parte fondamentale potrebbero rappresentare una conferma di quanto ho detto.
Come ho già accennato prima leggerò l'esortazione (che non è magistero infallibile e vale la pena ricordarlo) però queste note mi ricordano i contratti che Paperon de Paperoni faceva puntualmente firmare allo sfortunatissimo nipote Paolino Paperino...il contratto in sè era ottimo peccato ci fossero le righe in piccolo che facevano sì che il povero firmatario ci rimettesse sempre...

domenica 10 aprile 2016

Piccolo quesito...

Una persona si trova ad affrontare e vivere una situazione difficile. Tale situazione gli impone di fare scelte che riguarderanno il suo futuro e quello dei suoi affetti più cari.
Sa che ci sono delle norme, delle regole che gli imporrebbero di fare un determinato tipo di scelta. Ma la situazione è difficile e comporta un peso non indifferente per cui decide di chiedere consiglio a due confidenti, due amici più saggi di lui che lo conoscono bene.
Il primo amico si mette in ascolto, lo lascia parlare e poi gli dice che lo capisce, che la situazione è difficile e certo gli è chiesto molto. Poi aggiunge che se è vero che c'è una regola Resta anche vero che il suo caso è piuttosto particolare, che già la situazione in sè è molto pesante per cui ci sono delle eccezioni, delle attenuanti che lo riguardano. Lo rassicura dicendo che se quella cosa è troppo grande allora non è giusto chiedergli ancora un di più e che non deve incolparsi se non riesce a rispettare quella regola perché in qualche modo, vista la sua situazione, è come se fosse giustificato.
Il secondo confidente lo ascolta con molta attenzione, lo lascia finire, lo guarda intensamente e gli dice che sì, è proprio vero che è una situazione difficile e di sofferenza. E sì è vero che c'è quella norma che sembra così stringente,così crudele e per certi versi ingiusta, ma è stata messa lì per ricordargli che c'è un bene maggiore più alto cui tendere, che quel male che lo sta ferendo non ha l'ultima parola su di lui e sulla sua vita. Gli ricorda che lui è più del suo problema e che se vorrà tendere a quel bene che sembra così irraggiungibile lui ci sarà e lo sosterrà, nelle fatiche e nelle cadute in cui potrebbe incorrere.

Ed ora il quesito per ognuno di noi: chi dei due confidenti ha cercato il vero bene di quella persona?

domande che è imperativo porsi al più presto.

Un mio articolo che pone alcune questioni per la Chiesa di oggi utili alla Chiesa di domani.

http://www.lapietranellostagno.it/2016/04/09/1705/

domenica 27 marzo 2016

Santa Pasqua 2016

Sono stati mesi intensi quelli appena trascorsi, intensi e difficili. Molti amici si sono trovati a vivere nella propria carne il Calvario e alcuni proprio tra i più cari già hanno varcato la soglia di quel grande mistero che è la morte. È stato per me un pensiero ricorrente in questi giorni in cui si è celebrato il triduo Pasquale.
Là a Gerusalemme in quel sepolcro sigillato con una grossa pietra ci siamo tutti, con le nostre paure, le nostre sofferenze, le nostre domande senza risposta, le nostre disperazioni. Siamo chiusi là dentro, soffocati dal miasma della morte e atterriti dal buio.
Ma la pietra di quel sepolcro è stata divelta, l'oscurità ha lasciato il posto alla luce e quel sepolcro vuoto ci indica una presenza... quella del Cristo Risorto. Morte non è più, non avrà mai più l'ultima parola. Questa certezza oggi ci unisce a coloro che ci sono cari e che già contemplano il volto del Risorto. Possa tale consapevolezza e la gioia che da essa deriva accompagnarci in questo pellegrinaggio terreno che è la vita.
Auguri di una Santa Pasqua 2016 a tutti.

martedì 2 febbraio 2016

UN POPOLO IMPOSSIBILE DA IGNORARE...

Impazzano in questi giorni sul web e sui giornali le diatribe, le discussioni e i calcoli numerici per riuscire a stabilir il preciso numero dei partecipanti al family day del 30 gennaio a Roma. Se ne sono viste e lette di cotte e di crude, dai cantanti che fanno i confronti con le foto dei loro concerti ai geometri che stimano i metri quadri e la densità della folla (dimenticandosi però le pendenze del terreno)...poco ci manca che venga fatto il calcolo in base all'anidride carbonica prodotta dai manifestanti e all'ossigeno da loro respirato. Se qualcuno si fosse azzardato a mettere in dubbio i numeri di una manifestazione sindacale o di un qualche partito di lotta e di governo sarebbero stati proclamati scioperi ad oltranza, girotondi in piazza e boicottaggi di massa mentre in questo caso incredibilmente tutto tace o meglio...tutti sparano a zero sugli organizzatori ed i partecipanti al family day.
Ma in realtà in numeri (che al di là della cifra esatta sono comunque imponenti) contano poco...quello che conta è che la manifestazione di sabato al Circo Massimo difficilmente si potrà ignorare.
Non potranno farlo le Istituzioni perché nessun partito o movimento oggi può muovere un popolo così numeroso ed eterogeneo, con provenienze culturali e religiose tra le più diverse, ma capace di guardare al bene comune, alla promozione e tutela della cellula base della società e cioè quella famiglia così come riconosciuta (e non stabilita!) dalla nostra Costituzione. Un interesse, quello per il bene comune, che sembra sparito dall'orizzonte della classe politica ostaggio di protagonismi esasperati e ideologie sradicate da ogni realtà. Una piazza,come dicevamo, multiforme e totalmente inclusiva. Ribadire infatti che le unioni civili tra persone dello stesso sesso non siano in alcun modo equiparabili al matrimonio e che i figli nascono da un uomo e una donna ed hanno diritto ad una mamma e ad un papà non vuol dire (anche se qualcuno prova a sostenere che è così) che non vi debbano essere tutele in assoluto, ma semplicemente affermare, secondo un principio di realtà, che situazioni diverse non vanno trattate in modo uguale bensì secondo le caratteristiche che sono loro proprie.
Ma nemmeno la Chiesa potrà ignorare il popolo del 30 gennaio. Innegabile il contributo del laicato cristiano ed in particolare cattolico che ha saputo in questi anni (perché il discorso parte da molto lontano) intuire i pericoli, la portata e le pretese di certi presupposti ideologici. Un laicato (per altro non composto dai soliti noti) che in molti casi non è stato compreso, ascoltato se non guardato addirittura con sufficienza e diffidenza dalle stesse realtà ecclesiali, ma che comunque non ha mai mollato. Anzi si è speso per studiare, fare informazione, fare rete, coordinarsi e soprattutto mettere nelle mani del Signore con la preghiera ciò che stava facendo. Un laicato che non può che far riflettere su come sino ad oggi sia stato pensato ed interpretato il suo ruolo nel mondo ecclesiale, sugli eventuali errori commessi, sui correttivi da apportare e sulle sfide che attendono il popolo di Dio e l'umanità nei prossimi anni.

Non prendiamoci in giro!

Sappiamo che in Italia il possesso di droga cosiddetta pesante è vietato (e meno male!) e legalmente perseguito.
Poniamo però un caso: si approva in Italia una legge per cui si ribadisce che il possesso di droga resta appunto vietato, ma se uno la acquista all'estero dove tale sostanza viene liberamente venduta e se la porta in Italia allora il suo possesso gli viene legalmente riconosciuto. Di fatto si sta dicendo: qua da noi in Italia non puoi comprarla e tenertela però se lo fai all'estero e ti porti tutto in Italia allora io non ti arresto più e addirittura ti dico che quella che hai ti viene garantita dallo Stato come tua.
Ma che cavolo! Anche una scimmia urlatrice con i neuroni a mezzo servizio capirebbe che si sta aggirando una legge nazionale per legalizzare un reato. Che il risultato sarebbero charter di gente che va nei supermercati della droga a fare spesa tanto poi: "se la porto in Italia me la fanno tenere".
Trasponete il tutto sulla pratica dell'utero in affitto (perché quello è, non maternità di sostegno o gestazione per altri) e ditemi qual è la differenza. Nessuna...beh no! Una differenza sostanziale c'è: qua non si compra e vende droga, si comprano, vendono e scartano persone.
Ma voi che sostenete che l'art.5 del ddl Cirinná non sdogana l'utero in affitto che cosa avete nella testa? Le scimmie che urlano tutto il giorno? No! Manco quelle perché sono primati e un minimo di intelligenza ce l'hanno! E nel vostro caso io fossi una scimmia mi offenderei assai!

giovedì 28 gennaio 2016

Domanda...

Al di là di tutto, quando io sento uno o una in televisione che esordisce dicendo: "dunque in una famiglia di due papà o due mamme..."
ed io mi dico (lo dico e penso davvero), ma come cavolo fai a dire una cosa così? Nessuno ha due papà o due mamme, paga e se ne convince, ma da qualche parte una mamma sempre c'è...
Come se io dicessi: " dunque un asino con le ali che vola..."
Giustamente chi mi sentirebbe dire una cosa del genere chiamerebbe la neuro ( e farebbe bene!)
Allora sorge spontanea una domanda: perché invece a quelli che citavo prima qualcuno (non tutti) applaude e non chiama la neuro?