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mercoledì 23 settembre 2015

...PERSEVERARE DIABOLICUM!

A pochi giorni da un'intervista piuttosto controversa (per non dire esplosiva) Enzo Bianchi ha replicato questa volta in una lezione tenuta in occasione di una assemblea pastorale diocesana in quel di Trento (potete leggere qui il testo).
Nel suo intervento il priore di Bose afferma che nel Vangelo Gesù non ha mai parlato di omosessualità per cui la Chiesa farebbe meglio a non pronunciarsi sul tema del riconoscimento delle unioni tra persone del medesimo sesso per le quali sarebbe doveroso il riconoscimento da parte dello Stato.
Per dovere di giustizia sottolineo che lo stesso Bianchi afferma anche che parlare di matrimonio cristiano in riferimento a unioni omosessuali non ha senso.
Le parole di Enzo Bianchi evidenziano peró due ordini di problemi. Il primo riguarda proprio il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso in quanto a livello antropologico la questione pone già diverse criticitá e sul piano giuridico ci si chiede perché riconoscere diritti individuali che già ci sono, meglio sarebbe una legge quadro per far risaltare norme che già sono in vigore. Ma non è questa la cosa che mi preoccupa maggiormente.
Il secondo ordine di problemi che mi preme maggiormente riguarda il modo di leggere ed interpretare il Vangelo e devo qui ringraziare di nuovo il priore perché mi da la possibilità con le sue parole di esplicitare alcune considerazioni.
Il modo utilizzato da Bianchi per leggere il Vangelo (così come affermato nel suo intervento) fa parte di uno dei tanti riduzionismi in cui si può incappare nell'approccio al testo evangelico.
Infatti dire che se di un argomento nel Vangelo non è fatta menzione allora è meglio tacere evidenzia come dello stesso Vangelo si abbia una visione profondamente sbagliata.
I Vangeli infatti non sono un manuale del corretto vivere quotidiano con una serie di indicazioni pratiche da seguire nel cimentarsi con le varie situazioni.
Letti in questo modo allora dovremmo dire che la stessa dottrina sociale della Chiesa in realtà è in gran parte inutile perché nel Vangelo di determinate problematiche sociali non vi era traccia proprio perché sopraggiunte in epoche successive alla sua redazione. Sullo stesso ecumenismo (tanto caro a Enzo Bianchi) dovremmo rivedere e riscrivere molte cose viste certe posizioni non proprio morbide e dialoganti di Gesù in merito. Che dire poi di tutta la questione sacramentaria? Infatti ad eccezione del battesimo non si fa menzione esplicita dei sacramenti per cui che ne parliamo a fare? E via via di questo passo scopriremmo, secondo tale impostazione, che di molte cose la Chiesa dovrebbe tacere ai giorni nostri.
La questione del Vangelo va vista in un'altra ottica ben più profonda. Il Vangelo è in prima istanza  l'incontro con la persona di Cristo e con Lui per Lui e in Lui (parole non a caso prese in prestito dalla Messa)   il cristiano scorge nella scrittura evangelica non tanto una serie di comportamenti da tenere, ma una antropologia teologica, cioè una idea dell'uomo in relazione al suo Creatore e Padre.  E non solo! L'antropologia dei Vangeli è anche teleologica cioè tende ad un fine ben preciso.
Questa idea di uomo è evidente e ben delineata negli scritti evangelici che ovviamente Gesù fa emergere a partire dalle situazioni concrete, ma non la fa dipendere da esse. La prospettiva è antitetica a quella esposta da Bianchi. Infatti se l'uomo tende ad un fine ben preciso allora qualunque situazione (anche quelle non nominate nei Vangeli) che in qualche modo gli impedisca di raggiungere tale fine (in ogni contesto in ogni luogo ed in ogni epoca) è non solo da tenere in considerazione, ma da avversare perché contraria al bene dell'uomo. Sia ben chiaro, non si parla di condannare le persone. Si parla qui della distinzione millenaria che la Chiesa fa tra errore ed errante. Stupisce che su di una questione tanto delicata ed importante un esperto delle Scritture come Enzo Bianchi sia caduto in una tale trappola, tipica del linguaggio politicamente corretto oggi tanto in voga.
Spero sin qui di essere stato chiaro.
Mi permetto di chiudere con un'ultima considerazione che forse è anche un po' un suggerimento.
In molti bollettini, giornalini, fogli e sussidi di catechesi e formazione che troviamo nelle nostre parrocchie abbondano gli spazi lasciati a Enzo Bianchi e ad altri come lui che si lasciano andare a dichiarazioni e tesi spesso enunciate proprio in modo da essere apparentemente nei limiti dell'ortodossia, ma con qua e là concessioni alla provocazione ed alla polemica nei confronti del magistero e dei suoi pronunciamenti. Tutto questo non può ( e gli esempi non mancano) che creare confusione e disorientamento tra i fedeli per cui sorge spontaneo un interrogativo: è proprio necessario concedere i nostri spazi a tali personaggi o non conviene forse affidarsi ad altri?
Si badi bene che la questione non è porsi o meno domande su tematiche che oggi sono ampiamente dibattute, bensì il fatto che certe domande si pongano essendo ben consapevoli di che cosa crediamo e viviamo come Chiesa.




ERRARE HUMANUM EST...

Leggo che in una recente intervista (potete leggerla qui ) il priore di Bose Enzo Bianchi si è un po' lasciato andare con le dichiarazioni e di questo come prima cosa lo ringrazio. Infatti lo scegliere di uscire allo scoperto è sempre buona cosa specie se per tanti anni hai lanciato il sasso e nascosto la mano per non esporti troppo e anzi spacciarti per maestro di ortodossia.
Ciò detto siccome le sue dichiarazioni parlano da sè, e comunque richiederebbero troppo tempo per commentarle tutte, mi soffermo solo su una.
Il nostro verso la fine dell'intervista (dulcis in fundo mi verrebbe da dire) afferma che ...il modello di Maria, vergine e madre, che non può essere il riferimento per una promozione della donna nella chiesa...
Dopo aver letto queste parole l'altra sera sono andato ad un rosario e come di solito accade prima della Salve Regina si sono pregate le litanie. Ora una di queste dice cosi: Maria Sedes Sapientiae.
Mi permetto di dare un piccolo consiglio a Enzo Bianchi: prima di archiviare del tutto Maria come modello reciti più volte la litania sopra citata, potrebbe aiutare a recuperare un po' di senno...

giovedì 3 settembre 2015

Un aiuto verrà dalle mani dei deboli...

Un mio piccolo contributo in merito al ruolo e all'impegno dei laici cattolici nella società chiestomi da un amico che dirige un ottimo giornale on-line.
Potete leggere l'articolo cliccando qui sopra.