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lunedì 11 agosto 2014

Bombardare per difendere...

Obama ha dato il via ad una campagna di bombardamenti in difesa dei profughi (in gran parte cristiani) braccati dai miliziani dell'Isis.
Altri stati e governi si stanno interrogando su che cosa fare. Leggo anche che sono stati paracadutati pacchi di viveri e generi di prima necessità a questa fiumana di gente allo sbando.
Bene, sicuramente ciò nell'immediato può essere utile e doveroso.
C'è un però, i bombardamenti mirati (si spera lo siano davvero) non sono la soluzione, ma una toppa che non può bastare.
Occorre chiedersi da dove arrivano tutte le e armi e i soldi di cui dispongono le milizie del califfato iracheno-siriano; come è possibile che molti armamenti donati ai ribelli siriani siano finiti in mano a tali macellai? Chi tra le grandi potenze li ha riforniti? In Libia si è voluto abbattere Gheddafi ed il risultato è un nuovo califfato, non vi fu forse chi invocò più cautela in un intervento militare così azzardato? Forse qualche mea culpa (anche se non risolutorio) aiuterebbe.
Tutte queste persecuzioni ai cristiani iracheni devono far riflettere sul problema ben più ampio della libertà religiosa in quei paesi (e non solo là). Se è vero che le truppe del califfato non hanno nessuna pietà è vero anche che pochi membri appartenenti alle altre religioni si sono opposti alle persecuzioni (i pochi che l'hanno fatto hanno pagato un caro prezzo...) e spesso le minoranze cristiane erano già prima dell'arrivo dell'Isis discriminate e a malapena tollerate. E poi...perchè tanta veemenza nel sottolineare le condizioni dei profughi mentre ben poca nell'additare i responsabili di tali persecuzioni e crimini (anche in ambito ecclesiale)? Per un principio di prudenza? Forse sì...
Attendiamo risposte e nuovi sviluppi e nel frattempo preghiamo per questi nostri fratelli che sono nella prova.

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