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giovedì 25 luglio 2013

Realtà

E' la realtà che plasma le umane cose e non il contrario. Sin da quando esiste, l'uomo ha dovuto farci i conti e ad essa ha adattato tutta la sua esistenza: comportamento, atteggiamenti, relazioni, consuetudini e persino il linguaggio.
Per questo motivo quando (come ai giorni nostri) si desidera negare la realtà e sostituirla con un surrogato di nostra produzione non basta dire che la verità è un'altra.
Non basta dire che il matrimonio non indica più l'unione di un uomo e di una donna ma anche l'unione di due persone del medesimo sesso  per cambiare la realtà, bisogna ri-plasmare tutto. Prendiamo ad esempio il linguaggio: se prima  era prassi comune parlare di padre e madre, sulla base di quanto detto prima bisognerà mutare anche le parole e allora largo a nuovi termini quali genitore 1 e genitore 2 molto più rispettosi e corretti. Non solo, bisognerà anche fare in modo che nessuno possa più affermare il contrario! Eh sì, perchè la realtà, quella vera, tende a tornare a galla appena può e quindi occorrerà munirsi di apposite leggi che impediscano a chicchessia di facilitarne il ritorno.
Ma tutto questo non basta e mai basterà, per questo e altri casi perchè la realtà è un po' come quei fiori che sbocciano tra le fessure dell'asfalto.
Essa sboccia là dove sono più evidenti le crepe del nostro egoismo, del nostro desiderio di onnipotenza e viene a ricordarci che siamo creature. E non siamo soli, Qualcuno ci ha amato a tal punto da calarsi in questa nostra realtà per redimerla e noi con essa.
Alla prossima scorretezza.  

Neutralità ...

Recentemente sta prendendo piede nel parlare e soprattutto nel sentire comune un nuovo termine: neutralità.
Sapevo di stati neutrali (o presunti tali), di ph neutro (qualche minima reminiscenza di chimica del liceo!) ma non mi era mai capitato di sentirlo in riferimento alle persone.
Invece ultimamente e spesso si sente dire ( anche da studiosi importanti) che in fondo è la persona a dover scegliere, per esempio sulla propria appartenenza di genere. Apprendo che vi sono paesi che hanno proposto o già prevedono che sulla carta di identità non compaia più l’indicazione di genere perché il possessore di tale documento potrebbe mutare idea rispetto ad esso o non aver ancora scelto. Mi aveva particolarmente colpito su di un giornale di alcuni mesi fa il caso di una coppia (di un paese industrializzato del nord del mondo)  che aveva insistito perché sui documenti del figlio fosse indicato il genere “neutro” in quanto sarebbe poi spettato alla prole decidere una volta divenuta adulta. I genitori precisavano nell’articolo che da parte loro non vi era e non vi sarebbe stata alcuna preclusione verso l’una o l’altra scelta e che si sarebbero adoperati per farle conoscere entrambe.
Io non sono un esperto ma mi sento di affermare questo: vi sono cose che noi non scegliamo ma ci sono date. Non scegliamo di venire al mondo, non scegliamo i nostri genitori, non scegliamo il paese in cui nascere, né la condizione economica e non scegliamo neanche il nostro genere. Tutte queste cose ci sono date, fanno parte di noi ben prima che ne possiamo acquisire una qualche consapevolezza e con esse dobbiamo prima o poi fare i conti.
Mia figlia ha quasi cinque mesi e nonostante sia così piccola ogni giorno, sin da quando è nata, la vediamo fare i conti con ciò che si è trovata e non ha scelto: quei due (uno barbuto e grassottello e l’altra bella e sorridente) che le stanno sempre intorno e le fanno quei versi davvero strani per farla ridere un poco, quella casa grande e a volte un po’ buia in cui si sente spaesata ( si sa che la pancia della mamma era calda e della misura giusta!) e quel suo essere femminuccia  che traspare non solo fisicamente ma in ogni suo atteggiamento.
Lo ripeto, vi sono cose che ci sono date per natura (noi cristiani parliamo di creaturalità) e con le quali dobbiamo fare i conti anzi: il nostro sviluppo integrale come persona passa proprio attraverso il confronto con  ciò che siamo e non abbiamo scelto e questo sia nel bene che nel male. Il confronto con ciò che ci è stato donato ci rende più umani, più aperti all’altro con i suoi doni e le sue esigenze e ci aiuta a capire che se alcune cose ci sono date allora non siamo noi il fine e la misura ultima di noi stessi ma c’è un qualcosa anzi un Qualcuno cui tendere insieme.
Di più, la tanto sbandierata neutralità produce egoismo: se io sono la misura di me stesso allora nulla è più importante di me e dei miei bisogni. Se il centro di tutto sono io allora questo dovrà per forza declinarsi anche nel mio rapporto con l’altro e costui sarà sempre una spanna sotto di me. E se tanti in una società la pensano così allora non vi sarà più spazio per un bene comune ma per una corsa all’ultimo sangue in cui l’unica speranza è primeggiare sugli altri senza badare al prezzo perché la linea guida è “mors tua, vita mea”. In fin dei conti anche uno Stato che si dica neutrale incorre nello stesso pericolo: infatti se non vi è un qualcosa a priori da recepire e con cui fare i conti sarà lo Stato stesso a decidere cosa è bene e cosa è male e soprattutto a contare davvero sarà soltanto la sua sopravvivenza a discapito a volte dei suoi stessi cittadini e degli altri paesi a lui vicini (basta aprire un libro di storia per vedere nel secolo scorso quali danni da questo siano derivati). Un pericolo da cui non è esente alcun ambito, nemmeno quello economico: basti pensare a certe forme di capitalismo sfrenato totalmente slegate dalla realtà e responsabili in parte della crisi che stiamo vivendo negli ultimi anni.
Che dire allora in conclusione?
L’illusione del tenere le redini della nostra vita alla fine è il peccato originale stesso che continua a declinarsi nella storia dell’umanità. Ma non siamo soli in questa lotta, Colui che è l’autore della vita ha scelto di coinvolgersi con gli uomini sino alla fine perché quella umanità ferita dal peccato creata per mezzo di Lui e da Lui amata venisse redenta.
Alla prossima “scorrettezza”.
  

mercoledì 17 luglio 2013

La corsa alla luna ed il matrimonio omosessuale.

Tra pochi giorni sarà il 44° anniversario dello sbarco del primo uomo sul nostro satellite.
Agli inizi degli anni '60 il presidente americano Kennedy indicò come prossimo obbiettivo dell'avventura statunitense nello spazio lo sbarco sulla luna. La sfida era grande perchè se mandare un uomo nello spazio con un razzo era possibile, mandarlo sulla luna richiedeva un vettore talmente grande e potente che si metteva in dubbio la possibilità stessa di realizzarlo. La soluzione venne con il contributo fondamentale di Wernher Von Braun che con il suo Saturn V risolse brillantemente il problema. Tale razzo era composto da tre stadi: il primo avrebbe permesso di andare in orbita e poi si sarebbe sganciato, il secondo di lasciare l'orbita terrestre e poi si sarebbe distaccato anch'esso  mentre il terzo avrebbe portato astronauti, capsula di comando e modulo lunsare a orbitare intorno al nostro satellite. Insomma un viaggio verso la luna di tre tappe reso possibile appunto dai tre stadi del razzo.
Voi direte: ma cosa centra tutto questo con il dibattito sul matrimonio omosessuale?
Procedo per analogia.
Abbiamo recentemente visto come a pochi chilometri da noi il governo francese abbia approvato la legge Taubira equiparando a tutti gli effetti il matrimonio omosessuale a quello eterosessuale concedendo quindi possibilità anche di adozione a coppie di coniugi del medesimo sesso.
Anche in Italia da molti è stata ed è tuttora invocata una simile legge per non rimanere indietro sul piano dei"diritti". Tuttavia gli sponsor italiani delle nozze gay, che sanno di avere tra le loro fila giornalisti famosi con buona parte del mondo della cultura e anche molti cattolici, sanno bene che ottenere l'approvazione di una tale legge in Italia sarebbe oggi difficile per le resistenze (dicono loro) di stampo medievale e vetero-clericali di alcuni cattolici e del papa . Allora quale possibile soluzione?  
Il piano è già pronto ed è in tre stadi (avete capito bene, proprio come il razzo Saturno V):

  1. Primo stadio: arrivare all'approvazione di un disegno di legge sull'omofobia, il tentativo è in corso in questi giorni e se ne sta discutendo alla Camera. I tempi sono maturi anche per la maggiore complicità di politici di tutti gli schieramenti alcuni dei quali ricoprono anche ruoli istituzionali non di poco conto (l'on. Boldrini  presidente della camera e Josefa Idem, ex ministro per le pari opportunità, hanno partecipato al Palermo pride). Se volete un esempio leggete questo documento sul sito del  ministero.  Un disegno di legge sull'omofobia come quello presentato avrebbe tra l'altro la facoltà di ridurre al silenzio le poche voci contrarie che ancora si levano perchè sarebbero appunto tacciate di omofobia e punite con sanzioni che nelle proposte prevedono anche in determinati casi il carcere oltre ad attività di pubblica utilità sociale come il dover prestare servizio in associazioni di promozione gay.
  2. Secondo stadio: tacciate con una legge ad hoc sull'omofobia tutte (o quasi) le voci contrarie, inizierà il nuovo tam tam per ottenere il riconoscimento delle unioni civili o DICO o PACS che dir si voglia. Se da noi l'omofobia è punita allora vuol dire che i tempi sono maturi per riconoscere una convivenza omosessuale perchè vi è una nuova sensibilità tra la gente. Alcune amministrazioni comunali hanno già fatto da apripista con l'istituzione di appositi registri senza alcun valore legale ma molto rappresentativi sul piano dell'immagine (anche se pare con scarse adesioni). Non possiamo nemmeno dimenticare le solerti sollecitazioni della Corte Costituzionale (pagina 9 del documento). Ovviamente tutti i promotori diranno che tali unioni sono altra cosa rispetto al matrimonio e quindi non intaccano nulla di tale realtà anche perchè non si potranno adottare bambini e comunque non si andrà oltre. Rassicureranno poi tutti dicendo che così "abbiamo più diritti" e potrà esserci un sostanziale guadagno per tutti.
  3. Terzo stadio:  ricomincerà  il lavorio  mediatico con tanto di attori, intellettuali, opinionisti che si stracceranno le vesti per dire che non possiamo vivere un minuto di più in un paese che ha unioni di serie A (il matrimonio) e di serie B (le unioni civili appunto). In questo saremo aiutati dalle prese di posizione di altri civilissimi stati e dalle sempre più pressanti raccomandazioni di mamma Europa sempre molto attenta a taluni "diritti". Ecco così che si arriverà ad un disegno di legge sul modello di quello francese in cui de facto le unioni tra persone dello stesso sesso saranno equiparate in tutto e per tutto al matrimonio con possibilità quindi anche di adozione.
Insieme a tutto questo si sta già procedendo verso una forma di indottrinamento culturale teso a preparare il terreno e che nelle intenzioni vuole partire già dalla più tenera età con progetti ad hoc nelle scuole sino ad arrivare alla formazione universitaria e ai luoghi d lavoro.

Voi direte: fine del discorso, non vi è più nulla da fare o da dire. E invece l'analogia tra la corsa alla luna e quella per il matrinonio gay non finisce qui (o almeno così spero). Infatti dopo una serie di missioni sulla luna gli americani sospesero il programma Apollo perchè i costi superavano di gran lunga i benefici, che si possa dire lo stesso in futuro per i "matrimoni" omosessuali? Chissà, vedremo.
Certo le mie parole se passasse la proposta di legge per il contrasto all'omofobia potrebbero essere considerate pericolose e quindi punibili, ma per ora cosideratele solamente scorrette al pari di tante altre già espresse da me in passato.
Alla prossima scorrettezza!