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lunedì 28 dicembre 2015

usa e getta...

Il cantante (che dovrebbe cantare e non sproloquiare!!!) Biagio Antonacci sulla RAI (a cui pago il canone e ne sono sempre più dispiaciuto non guardandola mai e soprattutto se usa così male i miei soldi) dice che "i figli vanno dati a chi se lo può permettere".
Ecco condensata in pochissime parole la mercificazione dell'essere umano che non poteva che iniziare ovviamente dai più deboli e indifesi e cioè i bambini, ordinati da chi se li può comprare e portare a casa come si fa con un qualsiasi altro oggetto. E così ci proveranno a farcela entrare in testa questa idea, in fondo sono mesi, anni che ci martellano e lo faranno ancora di più in gennaio per ottenere l'approvazione del ddl Cirinná con annessa stepchild adoption.
Attenzione però! Se le persone diventano oggetti allora come tali possono non piacere, non corrispondere a ciò che si immaginava, passare di moda o semplicemente non servire più per cui si può tranquillamente liberarsene.
Ma ricordatevelo voi tromboni che in televisione, per radio o sui giornali ripetete a spron battuto gli slogan dei diritti per tutti ad ogni costo. Dopo la commercializzazione degli esseri umani seguirà rapidamente ed inevitabilmente l'eutanasia perché si dovrà pure poter "scartare" quello che non serve no? Persone comprese. E guarda caso ce lo hanno ricordato i radicali proprio nei giorni di Natale rivelando di aver accompagnato una loro militante alla "dolce morte" in terra elvetica. E sono così gentili da offrirsi di pagare le spese a tutti quelli che volessero accedere al servizio.
Meditate gente, meditate e tremate anche un po'...

venerdì 4 dicembre 2015

Di presepi, re Magi e attributi...perduti!

Inutile ricordare come le polemiche degli ultimi giorni siano legate alla vicenda della cancellazione del Natale di Rozzano, della esclusione politicamente corretta di un certo Gesù bambino dal presepe e del licenziamento dei re Magi in favore di un trio di migranti. Senza poi citare le innumerevoli realtà anche ecclesiali (potete leggerne qui e qui) preoccupate di non offendere chi crede o pensa in modo diverso (curioso che però il tutto sia fatto senza consultare questi presunti esclusi) e che hanno provveduto celermente a minimizzare il significato cristiano del Natale.
Si è detto e ancora si dice che tutto è frutto di una malsana idea del concetto di dialogo e identità.
Sicuramente vero, ma mi permetto di aggiungere che c'è anche un problema di ignoranza prima di tutto riguardo al Natale cristiano e alla sua storia.
Giusto per chiarire alcuni punti occorre ribadire che la famiglia di Gesù non viveva di stenti (certo non navigava nell'oro come d'altronde la stragrande maggioranza della popolazione a quei tempi) infatti S. Giuseppe di Nazaret era un artigiano del legno in un'epoca in cui il 90% degli utensili era fatto con quel materiale ed era in grado di mantenere sua moglie ed eventuali figli. La sacra famiglia non stava fuggendo da un conflitto (la Palestina per quanto dominata dai romani era in pace), ma si stava recando in obbedienza alle leggi civili a registrarsi dai pubblici ufficiali. Il fatto che il parto di Gesù sia avvenuto in un ricovero per le greggi era dovuto semplicemente al fatto che Betlemme (piccolo centro in Giudea) non era attrezzato per accogliere un così grande numero di persone mobilitatesi per il censimento.
I pastori accorsi a vedere Gesù non erano straccioni bensì rappresentanti di una categoria lavorativa molto diffusa presso il mondo giudaico e cioè quella degli allevatori di ovini.
Anche questo era un lavoro più che dignitoso e che garantiva un buon sostentamento.
E che dire poi dei Magi? Anche questi non erano giunti in Palestina con l'antesignano di un odierno gommone, ma erano venuti di loro spontanea volontà, erano considerati sapienti nei loro paesi di origine, di nobile casata e di agiata condizione economica. Non a caso portarono doni di altissimo pregio.
Troppo spesso (così spesso che è divenuta un'abitudine) noi cristiani confondiamo la semplicità evangelica con la sciatteria per cui all'immagine di Gesù mite e umile di cuore deve corrispondere per forza quella di un hippie ante litteram.
Il messaggio evangelico è certamente caratterizzato dalla semplicità così che tutti (e ribadisco tutti) possano riconoscervisi, poveri in spirito e in mezzi, ricchi, potenti, servi e padroni. Non è però un messaggio da interpretare con categorie sociologiche o politiche bensì un invito rivolto al profondo dell'uomo perché possa riconosce la sua più intima vocazione. È quindi ben altro rispetto agli slogan da lotta di classe e agli inviti alla rivoluzione permanente che ci piovono addosso ormai quotidianamente.
Un esempio fra tanti possibili: Gesù parlava al cuore degli uomini, ma non era uno straccione o un "alternativo" ed infatti sul Golgota i soldati pur di non strappare la sua tunica se la giocarono ai dadi. Difficile pensare che si spartissero con tale sistema gli stracci senza valore di un condannato. Evidentemente quell'indumento aveva un certo valore. E di esempi come questo se ne potrebbero fare molti.
Se proprio vogliamo trovare qualcosa di "rivoluzionario" nel racconto evangelico...beh possiamo guardare a Maria che ci ha mostrato che amore a Dio e rispetto e accoglienza della vita sono intimamente connessi. Oppure possiamo prendere ad esempio S. Giuseppe che volle a tutti i costi difendere e proteggere la donna che amava ed il bambino (che non era suo figlio) che lei portava in grembo quando avrebbe potuto benissimo ripudiarla (la legge mosaica gliene concedeva il diritto).
Eh sì, c'è proprio da imparare da Giuseppe, figura esemplare di padre per la nostra epoca nella quale la figura paterna è stata volutamente oscurata e messa in discussione, uomo giusto (termine utilizzato per pochi nella Sacra Scrittura) e tutto di un pezzo, dotato di attributi che oggi paiono scomparsi o dimenticati in tanti, siano essi presidi, rappresentanti delle istituzioni e (purtroppo) anche pastori.



domenica 15 novembre 2015

Je suis...o forse no!

Una mia riflessione fuori dal coro sui fatti di Parigi...

La potete leggere qui


mercoledì 23 settembre 2015

...PERSEVERARE DIABOLICUM!

A pochi giorni da un'intervista piuttosto controversa (per non dire esplosiva) Enzo Bianchi ha replicato questa volta in una lezione tenuta in occasione di una assemblea pastorale diocesana in quel di Trento (potete leggere qui il testo).
Nel suo intervento il priore di Bose afferma che nel Vangelo Gesù non ha mai parlato di omosessualità per cui la Chiesa farebbe meglio a non pronunciarsi sul tema del riconoscimento delle unioni tra persone del medesimo sesso per le quali sarebbe doveroso il riconoscimento da parte dello Stato.
Per dovere di giustizia sottolineo che lo stesso Bianchi afferma anche che parlare di matrimonio cristiano in riferimento a unioni omosessuali non ha senso.
Le parole di Enzo Bianchi evidenziano peró due ordini di problemi. Il primo riguarda proprio il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso in quanto a livello antropologico la questione pone già diverse criticitá e sul piano giuridico ci si chiede perché riconoscere diritti individuali che già ci sono, meglio sarebbe una legge quadro per far risaltare norme che già sono in vigore. Ma non è questa la cosa che mi preoccupa maggiormente.
Il secondo ordine di problemi che mi preme maggiormente riguarda il modo di leggere ed interpretare il Vangelo e devo qui ringraziare di nuovo il priore perché mi da la possibilità con le sue parole di esplicitare alcune considerazioni.
Il modo utilizzato da Bianchi per leggere il Vangelo (così come affermato nel suo intervento) fa parte di uno dei tanti riduzionismi in cui si può incappare nell'approccio al testo evangelico.
Infatti dire che se di un argomento nel Vangelo non è fatta menzione allora è meglio tacere evidenzia come dello stesso Vangelo si abbia una visione profondamente sbagliata.
I Vangeli infatti non sono un manuale del corretto vivere quotidiano con una serie di indicazioni pratiche da seguire nel cimentarsi con le varie situazioni.
Letti in questo modo allora dovremmo dire che la stessa dottrina sociale della Chiesa in realtà è in gran parte inutile perché nel Vangelo di determinate problematiche sociali non vi era traccia proprio perché sopraggiunte in epoche successive alla sua redazione. Sullo stesso ecumenismo (tanto caro a Enzo Bianchi) dovremmo rivedere e riscrivere molte cose viste certe posizioni non proprio morbide e dialoganti di Gesù in merito. Che dire poi di tutta la questione sacramentaria? Infatti ad eccezione del battesimo non si fa menzione esplicita dei sacramenti per cui che ne parliamo a fare? E via via di questo passo scopriremmo, secondo tale impostazione, che di molte cose la Chiesa dovrebbe tacere ai giorni nostri.
La questione del Vangelo va vista in un'altra ottica ben più profonda. Il Vangelo è in prima istanza  l'incontro con la persona di Cristo e con Lui per Lui e in Lui (parole non a caso prese in prestito dalla Messa)   il cristiano scorge nella scrittura evangelica non tanto una serie di comportamenti da tenere, ma una antropologia teologica, cioè una idea dell'uomo in relazione al suo Creatore e Padre.  E non solo! L'antropologia dei Vangeli è anche teleologica cioè tende ad un fine ben preciso.
Questa idea di uomo è evidente e ben delineata negli scritti evangelici che ovviamente Gesù fa emergere a partire dalle situazioni concrete, ma non la fa dipendere da esse. La prospettiva è antitetica a quella esposta da Bianchi. Infatti se l'uomo tende ad un fine ben preciso allora qualunque situazione (anche quelle non nominate nei Vangeli) che in qualche modo gli impedisca di raggiungere tale fine (in ogni contesto in ogni luogo ed in ogni epoca) è non solo da tenere in considerazione, ma da avversare perché contraria al bene dell'uomo. Sia ben chiaro, non si parla di condannare le persone. Si parla qui della distinzione millenaria che la Chiesa fa tra errore ed errante. Stupisce che su di una questione tanto delicata ed importante un esperto delle Scritture come Enzo Bianchi sia caduto in una tale trappola, tipica del linguaggio politicamente corretto oggi tanto in voga.
Spero sin qui di essere stato chiaro.
Mi permetto di chiudere con un'ultima considerazione che forse è anche un po' un suggerimento.
In molti bollettini, giornalini, fogli e sussidi di catechesi e formazione che troviamo nelle nostre parrocchie abbondano gli spazi lasciati a Enzo Bianchi e ad altri come lui che si lasciano andare a dichiarazioni e tesi spesso enunciate proprio in modo da essere apparentemente nei limiti dell'ortodossia, ma con qua e là concessioni alla provocazione ed alla polemica nei confronti del magistero e dei suoi pronunciamenti. Tutto questo non può ( e gli esempi non mancano) che creare confusione e disorientamento tra i fedeli per cui sorge spontaneo un interrogativo: è proprio necessario concedere i nostri spazi a tali personaggi o non conviene forse affidarsi ad altri?
Si badi bene che la questione non è porsi o meno domande su tematiche che oggi sono ampiamente dibattute, bensì il fatto che certe domande si pongano essendo ben consapevoli di che cosa crediamo e viviamo come Chiesa.




ERRARE HUMANUM EST...

Leggo che in una recente intervista (potete leggerla qui ) il priore di Bose Enzo Bianchi si è un po' lasciato andare con le dichiarazioni e di questo come prima cosa lo ringrazio. Infatti lo scegliere di uscire allo scoperto è sempre buona cosa specie se per tanti anni hai lanciato il sasso e nascosto la mano per non esporti troppo e anzi spacciarti per maestro di ortodossia.
Ciò detto siccome le sue dichiarazioni parlano da sè, e comunque richiederebbero troppo tempo per commentarle tutte, mi soffermo solo su una.
Il nostro verso la fine dell'intervista (dulcis in fundo mi verrebbe da dire) afferma che ...il modello di Maria, vergine e madre, che non può essere il riferimento per una promozione della donna nella chiesa...
Dopo aver letto queste parole l'altra sera sono andato ad un rosario e come di solito accade prima della Salve Regina si sono pregate le litanie. Ora una di queste dice cosi: Maria Sedes Sapientiae.
Mi permetto di dare un piccolo consiglio a Enzo Bianchi: prima di archiviare del tutto Maria come modello reciti più volte la litania sopra citata, potrebbe aiutare a recuperare un po' di senno...

giovedì 3 settembre 2015

Un aiuto verrà dalle mani dei deboli...

Un mio piccolo contributo in merito al ruolo e all'impegno dei laici cattolici nella società chiestomi da un amico che dirige un ottimo giornale on-line.
Potete leggere l'articolo cliccando qui sopra.

venerdì 21 agosto 2015

LO AVEVO DETTO (ma non ne sono felice)

Purtroppo in questo come in molti altri casi sono profondamente dispiaciuto di dire "io l'avevo detto!"
Scrissi in un mio precedente post (potete leggerlo qui) che la sentenza della Cassazione su due scuole paritarie del Livornese avrebbe fatto storia e creato un precedente molto pericoloso.
Beh, se guardate la foto qui di seguito riporta un articolo di oggi de "La stampa" riguardante il Biellese. Leggete cosa chiede il movimento 5 stelle e come le istituzioni locali siano possibiliste sul fatto di chiedere i pagamenti IMU alle scuole religiose. E attenzione! Sono prese di mira anche le strutture dove si svolgono i centri estivi e
cioè gli oratori. Continuate a meditare gente! E anche a preoccuparvi.



sabato 8 agosto 2015

FINALMENTE!!!

Desidero con tutto il cuore ringraziare la prima sezione della Corte di cassazione che con una storica sentenza ha sancito che per cambiare sesso all'anagrafe civile non sia più necessario un intervento chirurgico (trovate qui la notizia).
Le sono pienamente grato perché con questa sentenza (che creerà ovviamente un precedente) posso finalmente realizzare un mio grande desiderio... Quale?
Presto detto miei cari lettori!
Io...mi sento uno hobbit!
Per chi di voi non fosse un esperto di letteratura tolkieniana spiego subito chi sono codesti esseri.
Uno Hobbit è alto quanto la metà di un uomo, piuttosto tracagnotto (ma non troppo), grande amante dell'ozio, del  cibo buono (e molto abbondante), delle buone tradizioni, della pipa fumata in compagnia, delle risate a crepapelle e soprattutto grande estimatore e consumatore di birra! Sono tra i protagonisti dei due famosissimi romanzi intitolati "lo hobbit" e "il signore degli anelli" scritti magistralmente da J.R. Tolkien.
Orbene con la sentenza sopra citata finalmente potrò correre all'anagrafe e registrarmi come hobbit abitante della Contea (nei romanzi è la regione in cui abitano). Poco importa se non sono abbastanza basso (non che sia un giocatore di basket) e se i miei piedi non possiedono una folta peluria che li ricopre (caratteristica peculiare degli hobbit). Poco importa se tale personaggio non esiste nella realtà. Io mi sento tale e quindi è mio diritto che questa mia condizione sia riconosciuta a tutti gli effetti.
Per cui amici miei, d'ora in poi per voi sarò uno hobbit e come tale mi comporterò. Risponderò solamente in elfico ed eventualmente in lingua comune (i due idiomi conosciuti dai mezz'uomini), ozierò il più possibile e per chi volesse incontrarmi ci possiamo vedere tutte le sere all'osteria L'Edera  sulla via per Lungacque. Arrivederci nella Terra di Mezzo!

PS
Questo piccolo post molto inverosimile vuole far riflettere sulla assurdità di determinate sentenze. Sentenze che per quel che mi riguarda hanno una sola cosa buona. Permettono a coloro che pensano, scrivono, vivono, legiferano, sognano e si comportano da Orchi di palesarsi finalmente e di registrarsi come tali all'anagrafe. Sarebbe più onesto da parte loro!

martedì 28 luglio 2015

SENZA ONERI PER LO STATO

In questi giorni sta facendo molto discutere la sentenza della 5/a sessione civile della Cassazione che ha stabilito, in merito al caso di due scuole del livornese, che le scuole paritarie debbano pagare l'ICI (dal 2011 parte integrante dell'IMU).
Ovviamente è subito scattata la diatriba tra sostenitori e contrari alla sentenza e mai come in questi giorni è tornato sulla bocca di tutti l'articolo 33 della Costituzione che recita così:

<< L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.

È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.

Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.>>

In particolare molti commentatori più o meno autorevoli sottolineano le parole senza oneri per lo stato.

giovedì 14 maggio 2015

L'illusione della neutralità possibile...

Quando si parla di scuola specialmente negli ultimi anni si cade in un grosso equivoco.
Non è una novità che in molte manifestazioni, convegni, dibattiti o semplici scambi di opinioni tra docenti e studenti si ribadisca il no a qualsiasi finanziamento al sistema paritario o a qualsiasi agenzia di educazione privata. Molti di questi slogan erano anche presenti all'ultimo grande sciopero del comparto scuola del 5 maggio.
Il tutto per ribadire che l'unica che è in grado di garantire una educazione priva di condizionamenti o presupposti confessionali e ideologici sia la scuola pubblica.
Insomma che ci possa essere una educazione imparziale e neutra contro altre faziose o peggio ancora subdole e pericolose.
Si potrebbe qui dire che da costituzione quando si parla di scuola pubblica si intendono quella statale unita al sistema paritario che non è affatto privato, ma non è questo di cui voglio trattare e non qui.
La domanda di fondo è questa: esiste una cosiddetta educazione neutra, asettica e non condizionata da alcunché? Perché a sentire certi discorsi così parrebbe.
Vorrei qui sottolineare che però non è affatto così e non è assolutamente possibile.
Provo brevemente a spiegare il perché.
Quando parliamo di educazione noi parliamo di formazione e crescita di persone. E dire persona è dire automaticamente relazione. Non esiste persona senza relazione. Per cui in ambito educativo noi abbiamo persone che si relazionano con altre persone.
Ora dietro ad un sistema educativo (ad ogni sistema educativo nessuno escluso) c'è sempre dietro una idea dell'uomo.
Allora capite che la domanda giusta da porci è questa: quale idea di uomo dietro ad ogni modello educativo?
Si perché a seconda del concetto di uomo che sta dietro ad una impostazione cambiano i contenuti e soprattutto gli obiettivi di fondo.
Si badi bene che nel secolo passato di esempi ne abbiamo avuti (purtroppo) molti.
Due su tutti: nel secolo dei totalitarismi il nazismo ed il comunismo formarono intere generazioni da una parte al mito della razza superiore e dall'altra a quello della lotta di classe.
Quale idea di uomo dietro?
Nel primo caso l'individuo è a servizio completo del concetto di civiltà superiore e non deve per nessun motivo venire meno ai suoi doveri nei confronti di tale concezione nemmeno se questo comportasse l'eliminazione di migliaia di individui sacrificati al mito della razza (ne sono tristemente prova i campi di sterminio).
Nel secondo caso l'individuo è a totale servizio della lotta di liberazione del proletariato nei confronti dei padroni e delle loro sovrastrutture ed anche qui non deve mai venire meno a suoi doveri nei confronti del partito dei lavoratori (ed anche in questo caso i gulag ed i famigerati piani quinquennali ci dicono l'esito nelle sue estreme conseguenze).
Anche nazisti e comunisti desideravano educare e lo affermavano senza alcuno problema.
Certo noi oggi parliamo di indottrinamento, ma permettetemi...dal loro punto di vista era educazione a tutti gli effetti. Una volta stabilito chi è e cosa è l'uomo lo hanno applicato nei loro sistemi educativi. Non fa una grinza. Poi possiamo fare tutti i distinguo di questo mondo, ma il risultato non cambia.
Voi direte...cosa ci azzecca tutto questo con il discorso impostato nelle prime battute? Apparentemente nulla, però...
Oggi noi assistiamo nella nostra vecchia Europa e nella nostra bella Italia (di dolori ostello ma pur sempre bella!) ad una precisa scelta di campo educativa da parte di determinati enti ed in ultima istanza dello Stato attraverso le sue emanazioni.
Si ha l'impressione da più parti che si sia fatta spazio e si stia sedimentando una concezione dell'uomo piuttosto povera e banalizzante. Quale idea di uomo alla base?
L'uomo è un essere libero, così libero che può decidere di se stesso.
E su questo in linea teorica potremmo anche non aver nulla da dire.
Il problema è che in questa impostazione educativa  l'uomo può decidere di farsi da sè e può farlo sino al punto di ignorare e negare la sua complessità e quindi al contempo la sua ricchezza e unicità.
Allora non esiste più una identità sessuata che ha due sole declinazioni che sono il maschile e il femminile. No! Questi sono semplici costrutti culturali modificabili con apposite procedure pedagogiche (che scrive sa bene che la cultura ha un ruolo, ma non può da sola definire l'identità della persona).
Il mio corpo non è più una parte fondamentale di me stesso, un tutt'uno con la mia anima, ma è semplicemente un accidente, un mezzo di cui mi posso servire a piacimento e che posso modificare come mi pare e piace. Se è un semplice mezzo allora non dice più nulla di me e non è più quel santuario inviolabile della persona, l'importante è che uno sia consenziente. Basta dare uno sguardo a certe linee di educazione sessuale dove si chiede di insegnare ai bambini tra gli 0 e i 4 anni la masturbazione precoce insieme ad un enigmatico "gioco del dottore". Oppure l'idea è che la maternità per una donna è un peso che la separa da una perfetta parità con l'uomo.
Vero, la donna è diversa, ma non è affatto diseguale! In poche parole l'essere uomo o donna non è  più quel l'incontro di due misteri così grandi da donarsi ed accogliersi l'un l'altro ed in grado di generare la vita. No, uomo e donna sono due ruoli tra tanti, tantissimi ed intercambiabili in qualsiasi momento. Allora non deve più esistere la famiglia che sino a poco tempo fa aveva determinate caratteristiche (guarda caso però individuate anche dalla nostra laica costituzione!) ma ci sono le famiglie, tante, multiformi e di qualunque tipo perché se io penso sia così allora deve essere così e chi sei tu per dirmi che non è possibile?
In definitiva secondo certe istanze ogni mio desiderio su me stesso ed il mio modo di vivere diviene automaticamente un diritto per cui io posso e devo realizzare ogni mio desiderio.
Fosse anche quello di un figlio. Infatti se lui è l'oggetto del mio desiderio che sia!
Poco importa se dovrò affittare per poche centinaia di dollari l'utero di una donna del terzo mondo (che dei soldi da me pagati ne vedrà ben pochi perché l'agenzia di intermediazione ne incasserà la maggior parte). Poco importa se quel neonato sarà concepito come un prodotto su ordinazione. Poco importa se quando nascerà sarà subito tolto dal seno della mamma (anzi al seno non dovrà proprio avere il tempo di attaccarsi) e per lui sarà un trauma orribile perché per nove mesi ha conosciuto quella voce, quel battito del cuore, quell'odore e si percepisce un tutt'uno con quella donna. Io lo voglio, è mio, l'ho desiderato tanto. Datemi quel che mi spetta e per cui ho pagato. Io sono suo padre o sua madre...meglio ancora genitore 1 o 2? Non importa, lo voglio ed è mio, è un mio diritto.
Questi sono i presupposti e le estreme conseguenze di certe impostazioni educative.
Allora ritorniamo alla domanda di fondo.
Quale idea di uomo dietro ad una educazione?
Quella che considera l'uomo, ogni uomo, come un mistero, una perla così unica e preziosa o quella che lo riduce semplicemente ad una mero fatto culturale o ad una questione di desideri da realizzare?
Certo l'uomo è complesso, difficile e spesso insondabile, costa fatica avvicinarsi a lui tenendo conto di tutto il suo essere, si può facilmente sbagliare, fallire, ma è un approccio vero, che guarda al Bene ultimo ed è il prezzo da pagare perché ciò che ci rende unici e cioè la nostra umanità continui ad esistere.
Quale idea di uomo?
Non possiamo e non dobbiamo ignorare questa fondamentale domanda. Ne va del futuro dei nostri figli e di quanti ci sono affidati specialmente tra i più piccoli.

PS
Sono pronto e disponibile a discutere di quanto ho affermato qui sopra e non lo dico a cuor leggero. Ho partecipato a corsi di aggiornamento organizzati dal ministero, ho visto e letto libretti per bambini che riportano testualmente quanto da me riportato. Molti di questi documenti sono addirittura sul sito del ministero e sono apertamente e caldamente sponsorizzati dalle istituzioni europee ed italiane. A volte in modo più esplicito, altre volte (e sono la maggioranza dei casi) subdolamente inserite all'interno di progetti apparentemente innocui e di buon senso.



lunedì 4 maggio 2015

Non sapevo...forse..però...non conosco...boh?

Per evitare sterili ed inutili polemiche premetto che non segnalo questo video (lo trovate qui) per motivazioni partitiche o di semplici slogan elettorali...
Lo segnalo alla vostra attenzione per far notare come spesso certe cose accadono nella più totale ignoranza (forse anche un po' colpevole...) di chi è preposto a controllare, vigilare, progettare ed anche tutelare...e tutto sulla pelle dei più indifesi...

venerdì 17 aprile 2015

VIENI SPIRITO SANTO!

Dopo la morte, dopo l’annuncio della Resurrezione e fino al tempo di Pentecoste, si apre un tempo di attesa, lento e disarmante. Un tempo in cui la mente desidera credere alla promessa di Cristo, ma il cuore trafitto non può che piangere e gemere, perché per l’uomo, con le sue sole forze, è impossibile sopportare lo scandalo della morte, lo scandalo dell’ingiustizia, lo scandalo del distacco. Un tempo per un dolore diverso da quello sofferto ai piedi della croce, ma pur sempre un dolore, dove l’uomo scopre la propria intima debolezza e, bisognoso della presenza di Cristo, implora disperato l’aiuto del Padre. 
Ed ecco arriva il Paraclito.
Ed ecco il compimento della promessa, solo ora con l’effusione dello Spirito Santo è possibile per l’uomo credere, solo con il dono della presenza del Consolatore il cuore dell’uomo può accogliere pienamente l’annuncio della Resurrezione, solo ora l’uomo può sopportare il proprio dolore quotidiano fino a farsi luce, fino a farsi sale, fino a farsi seme che porta frutto. Solo la presenza dello Spirito, e in definitiva l’intervento di Dio, può realmente sollevare le sorti di un cuore spezzato, di una carne piagata, solo l’intervento di Dio può orientare il cammino di un uomo disperato, di una donna sofferente o di un bambino smarrito,e può trasformare ogni dolore in Grazia, la veste di sacco in veste di gioia. Nulla può l’uomo con le sue sole forze. L’uomo può solo chiedere, accogliere e trasformare, mai creare. E questo è l’augurio, e questo è il desiderio, e questa è l’unica consolazione del nostro cuore trafitto.
Nel momento delle innumerevoli notti, nel momento degli innumerevoli pianti, nel momento degli innumerevoli tormenti, delle innumerevoli grida di dolore, nel momento della disperazione, della sofferenza, della solitudine, della rabbia, della paura, della nostalgia, dell’indecisione“Vieni Spirito Santo, ti imploriamo, vieni! E come Tu ci hai promesso, non lasciarci orfani nemmeno un istante!”. Amen.
                                                                                                             Elisa Polla Musso

domenica 5 aprile 2015

Niente è cambiato MA...


L'umanità non è cambiata molto sin da quando esiste.
Guerre? Mai come oggi ve ne sono e sempre più cruente.
Malattie e sofferenze? Credo molti di noi potrebbero fare un lungo elenco...
Problematiche sociali? Direi che il progresso se da un lato ha contribuito a risolverne qualcuna dall'altro ne ha create molte e forse persino più gravi delle precedenti.
C'è però un "ma" che con la sua potenza non solo ha cambiato la storia, ma addirittura ne è divenuto il perno.  Qual è questo"ma"?
Ma Cristo è Risorto!
Sì, perche quel sepolcro vuoto, quella assenza ci dice che c'è una presenza.
La presenza di un Dio che non ha dimenticato l'umanità, non l 'ha abbandonata, ma ad essa ha donato il Figlio Unigenito che si è fatto uomo, è morto per i nostri peccati ed è Risorto.
Ma Cristo è Risorto!
Ora ogni nostra miseria, tribolazione, povertà dovrà fare i conti con quel "ma".
Ma Cristo è Risorto!
Il Cristo morto e Risorto è lo specchio in cui guardarci per ritrovare l'amore di Dio. Oggi celebriamo la grandezza e la potenza dell'evento Pasquale. Rendiamo grazie a Dio.
Ma Cristo è Risorto!
E ringraziamo anche per quella inquietudine che talvolta ci assale lungo le strade spesso tortuose della nostra vita...perchè possiamo rifiutarlo, odiarlo, bestemmiarlo, ignorarlo, avversarlo, dimenticarlo... ma Cristo è Risorto!
Gli auguri più sinceri di una Santa Pasqua a tutti voi.

  
   
 


mercoledì 25 marzo 2015

UNA AMARA REALTÀ' ...

Tempo fa scrissi un post intitolato LA VENDITA (potete leggerlo qui).
A conclusione di quel breve racconto scrissi che si trattava di un'opera di fantasia, ma che vi erano elementi della realtà che ci circonda che non mi lasciavano tranquillo.
Ebbene avevo ragione, anzi la realtà ha raggiunto a piè sospinto la mia fantasia è chissà che (purtroppo) non finisca per superarla.
Di cosa parlo?
Ognuno di voi se ne faccia un'idea leggendo il link con tanto di volantino e prezzario che vi segnalo qui.
E poi ditemi se non assomiglia ad una qualsiasi brochure pubblicitaria di un'automobile, piuttosto che di un tablet o di qualsiasi altro oggetto...
Piccolo problema...in quel sito si parla di persone che proprio perché tali NON SI VENDONO E COMPRANO COME GLI OGGETTI !!!

sabato 28 febbraio 2015

Fine corsa...

"Vecchio" ed "inutile"!
Queste parole continuavano ad affacciarsi alla mente dell'uomo seduto sul divano.
Era mattina presto, il sole stava sorgendo e lui sapeva che sarebbero venuti presto, prima che la maggior parte delle famiglie del quartiere fossero sveglie. Stringeva ancora quella maledetta lettera tra le mani, mani sudate anche se non faceva caldo e anzi pareva che il gelo della notte fosse penetrato sin dentro le ossa.
Suo figlio e la nuora non erano ancora scesi... lo avrebbero fatto, a malincuore, ma lo avrebbero fatto. In fondo erano adulti e lo sapevano. La verità era che lo sapevano tutti da tempo, ma come spesso capita non ci si preoccupa di un problema sin quando non ha bussato insistentemente alla nostra porta.
C'era stata una pallida speranza, evanescente come la foschia del mattino però pur sempre una speranza, ma il ricorso era stato rapidamente respinto, e puntuale come un orologio svizzero dopo una settimana la maledetta lettera era stata consegnata.
Una settimana di tempo per prepararsi, una settimana lunga come una vita e breve come un respiro.
Poche le persone da salutare e tra queste la nipotina che lo guardava con quegli occhi, gli occhi di una bambina innocente che ti chiede "nonno dove vai" come lo ha chiesto mille altre volte.
Il problema non era stata la sua domanda...no! Il problema era stato lui, la sua reazione. La sua bocca era rimasta chiusa se non per qualche balbettio incomprensibile, ma i suoi occhi avevano parlato, oh se avevano parlato! Avevano detto tutta la sua amarezza e la sua paura, il suo dolore. E la bambina aveva capito, immediatamente, lo aveva abbracciato piangendo e non voleva più staccarsi, il padre aveva dovuto allontanarla a forza e a nulla erano valse le carezze e le rassicurazioni dei suoi genitori. D'altra parte se c'è una cosa che i bambini capiscono al volo é quando gli si sta dicendo una bugia...
L'avevano mandata da amici di famiglia per un paio di giorni, poi le avrebbero spiegato. Ma spiegato cosa?
Come si poteva anche solo pensare di dire una cosa del genere ad una creatura innocente?
Come si poteva vivere sapendo una cosa del genere?
Anche lui quasi non si capacitava di come si fosse arrivati a questo punto.
C'era stato un tempo in cui qualcuno aveva iniziato a dire che doveva essere una scelta ed effettivamente il tutto aveva una sua logica. Erano stati presentati in televisione e sui giornali casi di malati terminali o malati gravi, storie strazianti e toccanti e tutte finivano con una domanda: e se toccasse a te non vorresti scegliere?
Lui stesso aveva votato a favore perché in fondo era una questione di dignità personale e se uno non può scegliere nemmeno in quel frangente che libertà é?
E per un po' le cose erano andate proprio come era stato promesso, chi lo desiderava poteva tranquillamente optare per  quella possibilità.
Poi però qualcosa era cambiato. Si diceva, ma erano voci cui nessuno aveva prestato attenzione e tantomeno lui, che anche persone che non ne avevano espresso il desiderio erano state sottoposte a quel trattamento, generalmente malati gravi o di alzheimer o portatori di handicap.
Però pochi vi avevano prestato attenzione, i teorici della cospirazione sono sempre stati tanti e un po' strampalati, e poi in effetti c'era il problema dei costi sanitari.
Perché togliere assistenza a chi ne ha davvero bisogno per darla a chi non ne trarrà alcun beneficio?
Alla fine sono sempre i soldi, i maledetti soldi!
Sí perché poi era arrivata quella maledetta legge (votata a stragrande maggioranza) chiesta anche dagli organismi internazionali e tutto era cambiato.
Nessuno aveva più potuto scegliere...eppure anche in questo caso tutto sembrava per un bene maggiore, tutto sembrava così pulito, efficiente...già efficiente, ma freddo e inumano.
Molti suoi amici erano già andati, alcuni non ce l'avevano fatta, in un rigurgito di libertà avevano scelto di farla finita prima, di non dargliela vinta...
Lui non se l'era mai sentita, gli era mancato il coraggio e poi si era detto che si poteva fare ricorso, che si sarebbe valutato caso per caso, ma non si ricordava che alcun ricorso fosse stato accolto.
Stava pensando a tutta queste cose quando sentì il rumore di un veicolo (dovevano essere per forza loro a quell'ora del mattino) che si fermò proprio nelle vicinanze della casa. Sentì il portellone del furgone che si apriva e i passi degli addetti che si avvicinavano. Parevano passi di soldati, misurati, composti, ma inesorabili!
Suonarono il campanello a lungo, ma lui non riusciva ad alzarsi. Non si era neppure accorto che suo figlio e la nuora erano scesi e lo fissavano con uno sguardo preoccupato. Suonarono nuovamente alla porta e suo figlio dovette aprire.
Si presentarono in sei, tanti per un uomo solo, ma era una precauzione necessaria perché in passato alcuni si erano ribellati, avevano urlato, scalciato e dato di matto creando non pochi problemi.
Tutto doveva svolgersi nel silenzio, in modo da non dare scandalo e non fare notizia.
L'uomo si alzò, le gambe lo reggevano anche se tremanti mentre la sua borsa era già vicino alla porta dalla sera precedente.
Abbracciò suo figlio ma non riuscì a dire niente, e quando abbracciò la nuora lei non riuscì a trattenere le lacrime e si staccò in fretta.
Lui non riuscì a dire nulla, furono saluti veloci e imbarazzati e non poteva che essere così.
I sei incaricati rimasero impassibili, in silenzio, come statue di cera.
Quando lui ebbe salutato i suoi, presero la sua borsa e due di loro lo presero sottobraccio mentre quello che sembrava il capo gli disse di non preoccuparsi, che avrebbero pensato a tutto loro e che la cosa sarebbe stata rapida e conforme a quanto gli era stato comunicato.
Le sue gambe non volevano muoversi, ma non era un problema perché i due uomini (piuttosto robusti) praticamente lo sollevarono e lo portarono verso il furgone.
Arrivati alla macchina lo fecero accomodare sul sedile posteriore in mezzo a due di loro.
Il portellone venne chiuso con forza ed il furgone partì deciso per la sua destinazione.
Sul viale di casa rimase a terra la lettera che era sfuggita dalle mani dell'uomo nell'atto di salire sulla vettura.
Il figlio del vecchio (che aveva seguito tutto dalla soglia di casa) la raccolse e con le mani tremanti lesse alcune righe:

<<...gentile contribuente #######   ############ con il compimento del suo sessantacinquesimo anno le comunichiamo che lei ha raggiunto il termine previsto a norma di legge in cui il suo contributo supera in costi i benefici per la società. Quindi secondo la legge dovremo provvedere a sottoporla alla procedura prevista in uno dei nostri centri specializzati.
La legge permette ai suoi famigliari di usufruire della detrazione prevista per la procedura cui verrà sottoposto così come sono in parte detraibili i costi per le esequie. Il modulo per richiedere le detrazioni é allegato alla presente.
Nel ringraziarla per questi lunghi anni di contributo alla nostra società ed al vivere civile le comunichiamo che tra sette giorni i nostri incaricati passeranno a prenderla per accompagnarla in un nostro centro specializzato dove le garantiamo una procedura rapida, indolore, dotata del massimo comfort e nella più totale discrezione.
La invitiamo a dare comunicazione della presente ai suoi cari in modo che il tutto possa svolgersi in un clima di distensione, serenità e comprensione al fine di evitare turbamenti alla quiete pubblica. >>

                         I.N.P.S.
(Istituto  Nazionale  Prevenzione  Senilità)



Si fa un gran parlare di eutanasia in questi giorni su giornali, in trasmissioni tv ed in molte interviste. 
Se ne parla a sproposito come se chi fosse contrario all' eutanasia desiderasse la sofferenza ad ogni costo per chi è malato. 
Questo mio racconto vuole far riflettere su una possibile deriva. 
Quella che il diritto a morire divenga dovere di morire.   

mercoledì 14 gennaio 2015

COME VOGLIAMO VIVERE ?

Credo molti di voi conoscano la vicenda del bambino con due mamme di Torino. Il comune ha deciso di trascrivere il suo atto di nascita con la conseguenza che sarà figlio di madre A e madre B. 
Questa vicenda mi ha fatto molto riflettere anche perché i risvolti sotto molteplici punti di vista non saranno pochi e privi di conseguenze. 
C'è però una domanda che mi gira nella testa e nel cuore e che non riesco a far tacere. Provo a esplicitarla.
L'uomo (unico fra tutti gli esseri viventi) é dotato della facoltà di scegliere come improntare la propria vita. Allora la domanda è: secondo quale logica vogliamo vivere? Quella del desiderio? 
Si, perché molti, forse moltissimi scelgono tale via. 
Vivere secondo la logica del desiderio é mettere prima di tutto se stessi. Infatti noi  possiamo desiderare così tanto una cosa che tutto il nostro esistere è orientato al raggiungimento di quella meta che ci siamo prefissati. E badate bene che può valere per qualsiasi cosa, dal più insignificante oggetto tecnologico (per cui vi sono adolescenti che si vendono per uno smartphone) alle persone stesse (per cui un figlio me lo posso produrre, portare a casa e far riconoscere come mio). In ogni ambito il metro di giudizio ed il criterio di valutazione siamo noi e soltanto noi. Anche le stesse relazioni saranno subordinate a ciò che noi desideriamo e saremo noi a poter dire quando e come quel rapporto si dovrà interrompere ( credo che gli esempi siano sotto gli occhi di tutti). E se poi la realtà non è come la desideravamo? Allora anche lì saremo noi a decidere come e quando uscire di scena riprendendo il nostro ruolo di protagonisti assoluti ( so di essere brutale ma è ciò che sta dietro per esempio al discorso dell'eutanasia). La logica del desiderio paradossalmente ci dice (o meglio ci fa credere) che tutto ci è possibile, che si può  accontentare ogni nostra aspirazione, ma nel contempo ci rende più soli, intrappolati nei nostri desideri che spesso divengono ossessioni al punto da trasformarci in novelli Achab all'inseguimento disperato delle nostre Moby Dick.
Ma c'è un'altra possibilità, possiamo scegliere di vivere in un altro modo. Possiamo vivere secondo la logica dell'accoglienza. 
Si perché accogliere è dire relazione. Relazione in primis con noi stessi, con i nostri limiti (anche quelli che la natura ci ha dato), con i nostri pregi e i nostri difetti e le nostre ricchezze e povertà. Accogliere se stessi e la realtà che ci circonda è il primo modo per crescere e farci comprendere che l'altro (chiunque esso sia) non è un mezzo o un accidente che serve al raggiungimento di un obiettivo o alla realizzazione di un desiderio, ma é un "altro da me". Un universo intero che si affaccia sul mio universo  e che chiede alla pari di essere accolto nella sua libertà. 
Allora accogliere è prima di tutto considerare l'altro come sacro e inviolabile, sapere che la sua libertà vale più di ogni altra cosa, anche del nostro desiderio, perché quella libertà è la condizione imprescindibile per qualsiasi relazione che tale si voglia definire. Non a caso gli sposi nel matrimonio si dicono l'un l'altra "ti accolgo" e non a caso le nostre nonne e le nostre mamme parlavano di "accoglienza" di una nuova vita, proprio perché siamo di fronte all'incontro di due libertà eguali e distinte. 
Se da un lato la logica dell'accoglienza ci fa prendere coscienza dei nostri limiti e delle nostre povertà, insomma ci fa scoprire più vulnerabili, dall'altro però ci insegna che noi siamo ben più dei nostri desiderata, dei nostri successi e dei nostri fallimenti. Ci mostra ad esempio che una coppia può essere estremamente feconda senza avere figli, che un bambino disabile può dare e ricevere amore come qualunque altro (forse anche di più), che una persona ferma in un letto di ospedale non è uno scarto ma una ricchezza e molte altre cose.
E allora torniamo alla domanda iniziale: come vogliamo vivere? 

giovedì 8 gennaio 2015

Una precisazione...

Stamane sento per radio un'intervista al famoso vignettista italiano Staino riguardante l'attentato alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo costato la vita a dodici persone. Parlando delle possibili   reazioni a tale efferatezza Staino afferma che non vi deve essere una risposta xenofoba e indiscriminata ( e non si può che essere d'accordo con questo) però poi continua dicendo che l'unica risposta possibile deve essere laica e illuminista...
Ora mi verrebbe da precisare che proprio certi modi di intendere la laicità per così dire "all'illuminista" sono tra le cause della attuale situazione...

giovedì 1 gennaio 2015

TE DEUM LAUDAMUS

Te Deum laudamus
Per tutti i nostri peccati piccoli e grandi perché più profonde sono le nostre ferite e più grande é il tuo abbraccio che rinfranca, perdona e consola.
Te Deum laudamus
Per tutti i nostri peccati piccoli e grandi perché più profonde sono le nostre ferite e più grande é il tuo abbraccio che rinfranca, perdona e consola.
Per questo anno che si chiude, per le cose buone che ci sono state, per le sconfitte, per le umiliazioni, per le volte in cui ci hanno ascoltato e non capito e anche per quando hanno provato addirittura a non farci parlare.
Te Deum laudamus
Per i famigliari, gli amici e i sostenitori, per la loro pazienza, il loro incoraggiamento e la loro perseveranza. E anche per i nostri nemici e per i nostri detrattori perché ci spronano sempre a rendere ragione di ciò che crediamo e diciamo.
Te Deum laudamus
Perché abbiamo celebrato nel S. Natale il dono del tuo Figlio che ci ricorda che non siamo soli perché Dio si è calato nella nostra realtà, così grande e bella, ma spesso anche difficile e con noi l'ha vissuta sino in fondo perché fosse in Cristo redenta.
Te Deum laudamus
Per il dono di una madre e di un padre perché la tenerezza di lei e la forza di lui e la loro dedizione sono specchio del tuo Amore.
Te Deum laudamus per i più deboli e indifesi che non hanno voce, non hanno diritti, neanche quello di nascere perché noi dobbiamo e possiamo essere la loro voce.
Per tutti quelli che per il Tuo nome rischiano e spesso perdono la vita, perchè ci ricordano la profondità e la grandezza dell'essere tuoi figli.
Te Deum laudamus per tutti i nostri propositi per il nuovo anno, perché se sono secondo la tua volontà Tu possa accoglierli, sostenerli e guidarli per la maggior tua gloria.
Te Deum laudamus
Per i famigliari, gli amici e i sostenitori, per la loro pazienza, il loro incoraggiamento e la loro perseveranza. E anche per i nostri nemici e per i nostri detrattori perché ci spronano sempre a rendere ragione di ciò che crediamo e diciamo.
Te Deum laudamus
Perché abbiamo celebrato nel S. Natale il dono del tuo Figlio che ci ricorda che non siamo soli perché Dio si è calato nella nostra realtà, così grande e bella, ma spesso anche difficile. Per la croce di Cristo che tutti sostiene e tutti illumina nella sua opera di redenzione.
Te Deum laudamus
Per il dono di una madre e di un padre perché la tenerezza di lei e la forza di lui e la loro dedizione sono specchio del tuo Amore.
Te Deum laudamus per i più deboli e indifesi che non hanno voce, non hanno diritti, neanche quello di nascere perché noi dobbiamo e possiamo essere la loro voce.
Per tutti quelli che per il Tuo nome rischiano e spesso perdono la vita, perchè ci ricordano la profondità e la grandezza dell'essere tuoi figli.
Te Deum laudamus per tutti i nostri propositi per il nuovo anno, perché se sono secondo la tua volontà Tu possa accoglierli, sostenerli e guidarli per la maggior tua gloria.