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martedì 2 febbraio 2016

UN POPOLO IMPOSSIBILE DA IGNORARE...

Impazzano in questi giorni sul web e sui giornali le diatribe, le discussioni e i calcoli numerici per riuscire a stabilir il preciso numero dei partecipanti al family day del 30 gennaio a Roma. Se ne sono viste e lette di cotte e di crude, dai cantanti che fanno i confronti con le foto dei loro concerti ai geometri che stimano i metri quadri e la densità della folla (dimenticandosi però le pendenze del terreno)...poco ci manca che venga fatto il calcolo in base all'anidride carbonica prodotta dai manifestanti e all'ossigeno da loro respirato. Se qualcuno si fosse azzardato a mettere in dubbio i numeri di una manifestazione sindacale o di un qualche partito di lotta e di governo sarebbero stati proclamati scioperi ad oltranza, girotondi in piazza e boicottaggi di massa mentre in questo caso incredibilmente tutto tace o meglio...tutti sparano a zero sugli organizzatori ed i partecipanti al family day.
Ma in realtà in numeri (che al di là della cifra esatta sono comunque imponenti) contano poco...quello che conta è che la manifestazione di sabato al Circo Massimo difficilmente si potrà ignorare.
Non potranno farlo le Istituzioni perché nessun partito o movimento oggi può muovere un popolo così numeroso ed eterogeneo, con provenienze culturali e religiose tra le più diverse, ma capace di guardare al bene comune, alla promozione e tutela della cellula base della società e cioè quella famiglia così come riconosciuta (e non stabilita!) dalla nostra Costituzione. Un interesse, quello per il bene comune, che sembra sparito dall'orizzonte della classe politica ostaggio di protagonismi esasperati e ideologie sradicate da ogni realtà. Una piazza,come dicevamo, multiforme e totalmente inclusiva. Ribadire infatti che le unioni civili tra persone dello stesso sesso non siano in alcun modo equiparabili al matrimonio e che i figli nascono da un uomo e una donna ed hanno diritto ad una mamma e ad un papà non vuol dire (anche se qualcuno prova a sostenere che è così) che non vi debbano essere tutele in assoluto, ma semplicemente affermare, secondo un principio di realtà, che situazioni diverse non vanno trattate in modo uguale bensì secondo le caratteristiche che sono loro proprie.
Ma nemmeno la Chiesa potrà ignorare il popolo del 30 gennaio. Innegabile il contributo del laicato cristiano ed in particolare cattolico che ha saputo in questi anni (perché il discorso parte da molto lontano) intuire i pericoli, la portata e le pretese di certi presupposti ideologici. Un laicato (per altro non composto dai soliti noti) che in molti casi non è stato compreso, ascoltato se non guardato addirittura con sufficienza e diffidenza dalle stesse realtà ecclesiali, ma che comunque non ha mai mollato. Anzi si è speso per studiare, fare informazione, fare rete, coordinarsi e soprattutto mettere nelle mani del Signore con la preghiera ciò che stava facendo. Un laicato che non può che far riflettere su come sino ad oggi sia stato pensato ed interpretato il suo ruolo nel mondo ecclesiale, sugli eventuali errori commessi, sui correttivi da apportare e sulle sfide che attendono il popolo di Dio e l'umanità nei prossimi anni.

Non prendiamoci in giro!

Sappiamo che in Italia il possesso di droga cosiddetta pesante è vietato (e meno male!) e legalmente perseguito.
Poniamo però un caso: si approva in Italia una legge per cui si ribadisce che il possesso di droga resta appunto vietato, ma se uno la acquista all'estero dove tale sostanza viene liberamente venduta e se la porta in Italia allora il suo possesso gli viene legalmente riconosciuto. Di fatto si sta dicendo: qua da noi in Italia non puoi comprarla e tenertela però se lo fai all'estero e ti porti tutto in Italia allora io non ti arresto più e addirittura ti dico che quella che hai ti viene garantita dallo Stato come tua.
Ma che cavolo! Anche una scimmia urlatrice con i neuroni a mezzo servizio capirebbe che si sta aggirando una legge nazionale per legalizzare un reato. Che il risultato sarebbero charter di gente che va nei supermercati della droga a fare spesa tanto poi: "se la porto in Italia me la fanno tenere".
Trasponete il tutto sulla pratica dell'utero in affitto (perché quello è, non maternità di sostegno o gestazione per altri) e ditemi qual è la differenza. Nessuna...beh no! Una differenza sostanziale c'è: qua non si compra e vende droga, si comprano, vendono e scartano persone.
Ma voi che sostenete che l'art.5 del ddl Cirinná non sdogana l'utero in affitto che cosa avete nella testa? Le scimmie che urlano tutto il giorno? No! Manco quelle perché sono primati e un minimo di intelligenza ce l'hanno! E nel vostro caso io fossi una scimmia mi offenderei assai!