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sabato 30 agosto 2014

Volli, fortissimamente volli!

E così il tribunale di Roma ha riconosciuto la possibilità di adozione ad una coppia omosessuale formata da due donne di cui una sola è biologicamente imparentata con la bimba ottenuta mediante procreazione assistita (è il caso di dirlo anche se sembra si parli di un oggetto!) in un paese europeo cinque anni fa.
Riporto qui per completezza la notizia.
Ora, tralasciamo i vari problemi, giuridici, antropologici, etici che pure ci sono.
Vorrei brevemente concentrarmi su di un aspetto che forse pochi prenderanno in considerazione.
Non voglio con questo post esprimere giudizi , ma solo basarmi su ciò che provo e vivo ogni giorno da padre e marito.
Con mia moglie abbiamo desiderato dei figli e ci siamo detti appena sposati che se fossero arrivati subito ne saremmo stati felici (e così è stato). Dicevo appunto che abbiamo desiderato un bambino, siamo stati aperti alla vita e quando abbiamo scoperto che era stato concepito lo abbiamo accolto senza saper se sarebbe stato alto, biondo, bello, maschio o femmina, sano o malato. Ci è stato fatto un dono e noi ci siamo preparati ad accoglierlo facendo del nostro meglio.
Intendo dire con questo che dopo il desiderio e la conseguente apertura alla vita vi è una dimensione che ingloba tutto che è quella del dono. Essa fa sì che il nuovo venuto (il figlio) non sia un semplice prodotto della volontà di chi lo ha desiderato, infatti obbliga chi lo attende a porsi allo stesso livello e non al di sopra. Obbliga a quell'incontro  tra il padre e la madre che hanno accolto un altro da sè (e non un prodotto di sè, la differenza non è solo terminologica!), incontro che per farla breve genera la paternità e la maternità.
Ora veniamo al caso di cui si dava notizia nell'incipit del post.
Io penso che al di là di tutto qui manchi proprio la dimensione (che è però essenziale) del dono.
Noi vogliamo una bambina, noi la facciamo (anzi la commissioniamo perchè ci è naturalmente impossibile concepirla), noi la otteniamo, noi la cresciamo e vogliamo che sia riconosciuta come figlia nostra (anche se essendo nata con eterologa è figlia anche di un terzo mister X). Noi vogliamo e basta. E se poi quel figlio non corrisponde a ciò che io voglio? E se poi le cose andranno diversamente? Chi ne porterà ( o meglio sopporterà) il peso? Io credo prima di tutto i figli.
 E se mi permettete un'ultima considerazione la cosa che più mi preoccupa è che certe decisioni sono prese in nome di quei bambini e per il loro bene senza però minimamente interrogarsi su quale realmente esso possa essere.
Ecco quanto penso, senza giudizi e rancori, ma con tanta, tanta pena nel profondo.
  

venerdì 22 agosto 2014

Davvero inopportuno...

Spiace davvero che un ministro della Repubblica Italiana per di più titolare del dicastero della pubblica istruzione sia stata pizzicata in topples durante le sue vacanze estive.
Spiace per due motivi:

Primo perchè in quanto personaggio pubblico non puoi non sapere di essere nel mirino delle macchine fotografiche di mezza Italia anche quando sei in vacanza. Per cui se la cosa è successa è perchè evidentemente ti sta bene così.
Io mi chiedo però come pubblico rappresentante del popolo italiano quale messaggio vuoi dare. I soliti diranno che altri politici hanno fatto ben peggio, è sicuramente vero però ciò non toglie che qualche perplessità la si possa sollevare anche su questo caso e il dubbio rimanga.

Spiace ancora di più perchè il ministro in questione dovrebbe avere a cuore l'istruzione delle giovani generazioni italiane e quindi mi chiedo:
ti fai fotografare in topples, tu che dovresti pensare e credere che il corpo non sia qualcosa da mercificare e mettere in mostra come un trofeo e sei ben consapevole di quanto i nostri ragazzi siano immersi in questa pornificazione di massa?

Già pretendevi di rassicurare i genitori (e il corpo docenti di cui faccio parte)  dicendo che per le nuove linee guida sull'educazione sessuale nelle scuole consulterai le associazioni famigliari incontrando però dopo pochi giorni i rappresentanti del mondo LGBT  e rassicurando sulla attuazione della Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sullorientamento di genere e sull'identità sessuale  alla cui redazione queste associazioni hanno collaborato.

NO, davvero inopportuno signor ministro.

L'elogio della cornice

Immaginate cosa sarebbero quelle sculture di Michelangelo che paiono emergere dei blocchi di pietra senza quel marmo che sì le contiene e le racchiude, ma nel contempo le esalta e dà loro forza e plasticità. Oppure pensate alla Monnalisa come sarebbe se invece di quella bella cornice che sottolinea ed evidenzia i tratti e la bellezza del suo viso fosse collocata su di un fondale ben più ampio circondata da molte altre immagini. Certamente non sarebbe la stessa cosa. Oppure se il capolavoro michelangiolesco della Sistina non fosse rinchiuso in quella cappella piuttosto scura, stretta e molto alta che se da un lato costituisce una limitazione dall'altro costringe il visitatore a levare lo sguardo verso l'alto e a sentirsi trasportato dentro a quella Bibbia per immagini dipinta dal Buonarroti sulla volta.
E cosa dire dell'uomo? Egli non è forse la più bella delle opere d'arte? Il punto più alto della Creazione creato a immagine e somiglianza di Dio. In quest'opera Dio ha riversato tutto il suo amore e la sua dedizione.
Ebbene cosa sarebbe quest'uomo senza la sua "cornice" e cioè quella legge naturale che da molti oggi è vista come una costrizione subdola e spietata cui andare oltre? Ma non è forse quella stessa legge naturale a rivelare la vera essenza dell'uomo? Il suo essere creato maschio e femmina e la sua capacità unica di donarsi vicendevolmente così da poter generare ed accogliere la vita, un altro da sè? Attraverso l'accettazione di tale legge non solo l'uomo ritrova se stesso, ma riscopre l'intimo rapporto con il suo Creatore.
Insomma per farla breve la cornice conta!
Qualcuno di voi si chiederà cosa ho fumato prima di scrivere questo post e la risposta è ...nulla!
Semplicemente fra i miei tanti propositi di letture estive c'è quello di Ortodossia di G.K. Chesterton (libro che si sta rivelando bellissimo ed ogni riga sarebbe da incorniciare!) e mi sono imbattutto in questa affermazione che trovo estremamente veritiera:

 "L'arte è limitazione, l'essenza di ogni quadro è la cornice."
 

mercoledì 13 agosto 2014

più cani che bambini...

Un paio di giorni fa (sono in vacanza nella bellissima cornice delle Dolomiti) stavo pescando con mio suocero in riva ad un bellissimo lago. Una posto magnifico per appunto pescare e passeggiare in tranquillità immersi nella natura. Mia moglie infatti era a spasso con nostra figlia e noi ci godevamo un po' del nostro hobby. Ad un certo punto mio suocero esordisce con una frase che cito testualmente:

                "Ci sono più cani che bambini..."

Quella frase mi ha colpito come un fulmine ed ho iniziato a prestare attenzione a chi passava sul sentiero dietro di noi. Effettivamente per ogni bambino che notavo, vi erano almeno dieci o dodici cani! Stessa attenzione ho prestato nei giorni successivi andando a fare alcune piccole spese nel supermercato vicino a noi e per strada e la scena si è ripetuta.
Ecco, tale particolare apparentemente inutile mi fa dire questo:
Credo sia il segno evidente della crisi della nostra società occidentale. Una  società che ha smarrito le sue radici (peggio, le ha apertamente rifiutate) e non sa più dove vuole andare. Non a caso questo smarrimento si traduce in una sfiducia nel futuro, in una incapacità di saper progettare a lungo termine ed il sintomo più evidente è la mancanza di figli. Con aggiunta di paradossi colossali. La famiglia, l'unica famiglia quella composta da un uomo e una donna è stritolata da mille vincoli, problemi, assurdi balzelli, trappole burocratiche e fa salti mortali per garantire un futuro alla prole. Le attuali politiche altro non fanno che opprimere ancor di più l'unico argine all'abisso e per di più cercano in tutti i modi di destrutturare e abbattere l'istituto familiare aprendo alle "nuove famiglie" e ai "nuovi diritti"  senza rendersi conto che stanno aprendo le porte a nuove schiavitù e nuove povertà quali utero in affitto e figli di nessuno. Come possiamo pretendere di saper porre un argine (ammesso che non sia tardi) a ciò che sta accadendo nel vicino Oriente e che ci riguarda più da vicino di quel che pensiamo se prima non torniamo a capire chi siamo? Dobbiamo tornare alle nostre radici e intendo quelle radici cristiane che volenti o nolenti hanno plasmato la nostra società e la nostra cultura.

 

lunedì 11 agosto 2014

Bombardare per difendere...

Obama ha dato il via ad una campagna di bombardamenti in difesa dei profughi (in gran parte cristiani) braccati dai miliziani dell'Isis.
Altri stati e governi si stanno interrogando su che cosa fare. Leggo anche che sono stati paracadutati pacchi di viveri e generi di prima necessità a questa fiumana di gente allo sbando.
Bene, sicuramente ciò nell'immediato può essere utile e doveroso.
C'è un però, i bombardamenti mirati (si spera lo siano davvero) non sono la soluzione, ma una toppa che non può bastare.
Occorre chiedersi da dove arrivano tutte le e armi e i soldi di cui dispongono le milizie del califfato iracheno-siriano; come è possibile che molti armamenti donati ai ribelli siriani siano finiti in mano a tali macellai? Chi tra le grandi potenze li ha riforniti? In Libia si è voluto abbattere Gheddafi ed il risultato è un nuovo califfato, non vi fu forse chi invocò più cautela in un intervento militare così azzardato? Forse qualche mea culpa (anche se non risolutorio) aiuterebbe.
Tutte queste persecuzioni ai cristiani iracheni devono far riflettere sul problema ben più ampio della libertà religiosa in quei paesi (e non solo là). Se è vero che le truppe del califfato non hanno nessuna pietà è vero anche che pochi membri appartenenti alle altre religioni si sono opposti alle persecuzioni (i pochi che l'hanno fatto hanno pagato un caro prezzo...) e spesso le minoranze cristiane erano già prima dell'arrivo dell'Isis discriminate e a malapena tollerate. E poi...perchè tanta veemenza nel sottolineare le condizioni dei profughi mentre ben poca nell'additare i responsabili di tali persecuzioni e crimini (anche in ambito ecclesiale)? Per un principio di prudenza? Forse sì...
Attendiamo risposte e nuovi sviluppi e nel frattempo preghiamo per questi nostri fratelli che sono nella prova.

venerdì 8 agosto 2014

"Addio Mosul"


Segnalo l'ottimo articolo sul blog di Costanza Miriano, lo potete trovare cliccando qui.