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giovedì 25 luglio 2013

Neutralità ...

Recentemente sta prendendo piede nel parlare e soprattutto nel sentire comune un nuovo termine: neutralità.
Sapevo di stati neutrali (o presunti tali), di ph neutro (qualche minima reminiscenza di chimica del liceo!) ma non mi era mai capitato di sentirlo in riferimento alle persone.
Invece ultimamente e spesso si sente dire ( anche da studiosi importanti) che in fondo è la persona a dover scegliere, per esempio sulla propria appartenenza di genere. Apprendo che vi sono paesi che hanno proposto o già prevedono che sulla carta di identità non compaia più l’indicazione di genere perché il possessore di tale documento potrebbe mutare idea rispetto ad esso o non aver ancora scelto. Mi aveva particolarmente colpito su di un giornale di alcuni mesi fa il caso di una coppia (di un paese industrializzato del nord del mondo)  che aveva insistito perché sui documenti del figlio fosse indicato il genere “neutro” in quanto sarebbe poi spettato alla prole decidere una volta divenuta adulta. I genitori precisavano nell’articolo che da parte loro non vi era e non vi sarebbe stata alcuna preclusione verso l’una o l’altra scelta e che si sarebbero adoperati per farle conoscere entrambe.
Io non sono un esperto ma mi sento di affermare questo: vi sono cose che noi non scegliamo ma ci sono date. Non scegliamo di venire al mondo, non scegliamo i nostri genitori, non scegliamo il paese in cui nascere, né la condizione economica e non scegliamo neanche il nostro genere. Tutte queste cose ci sono date, fanno parte di noi ben prima che ne possiamo acquisire una qualche consapevolezza e con esse dobbiamo prima o poi fare i conti.
Mia figlia ha quasi cinque mesi e nonostante sia così piccola ogni giorno, sin da quando è nata, la vediamo fare i conti con ciò che si è trovata e non ha scelto: quei due (uno barbuto e grassottello e l’altra bella e sorridente) che le stanno sempre intorno e le fanno quei versi davvero strani per farla ridere un poco, quella casa grande e a volte un po’ buia in cui si sente spaesata ( si sa che la pancia della mamma era calda e della misura giusta!) e quel suo essere femminuccia  che traspare non solo fisicamente ma in ogni suo atteggiamento.
Lo ripeto, vi sono cose che ci sono date per natura (noi cristiani parliamo di creaturalità) e con le quali dobbiamo fare i conti anzi: il nostro sviluppo integrale come persona passa proprio attraverso il confronto con  ciò che siamo e non abbiamo scelto e questo sia nel bene che nel male. Il confronto con ciò che ci è stato donato ci rende più umani, più aperti all’altro con i suoi doni e le sue esigenze e ci aiuta a capire che se alcune cose ci sono date allora non siamo noi il fine e la misura ultima di noi stessi ma c’è un qualcosa anzi un Qualcuno cui tendere insieme.
Di più, la tanto sbandierata neutralità produce egoismo: se io sono la misura di me stesso allora nulla è più importante di me e dei miei bisogni. Se il centro di tutto sono io allora questo dovrà per forza declinarsi anche nel mio rapporto con l’altro e costui sarà sempre una spanna sotto di me. E se tanti in una società la pensano così allora non vi sarà più spazio per un bene comune ma per una corsa all’ultimo sangue in cui l’unica speranza è primeggiare sugli altri senza badare al prezzo perché la linea guida è “mors tua, vita mea”. In fin dei conti anche uno Stato che si dica neutrale incorre nello stesso pericolo: infatti se non vi è un qualcosa a priori da recepire e con cui fare i conti sarà lo Stato stesso a decidere cosa è bene e cosa è male e soprattutto a contare davvero sarà soltanto la sua sopravvivenza a discapito a volte dei suoi stessi cittadini e degli altri paesi a lui vicini (basta aprire un libro di storia per vedere nel secolo scorso quali danni da questo siano derivati). Un pericolo da cui non è esente alcun ambito, nemmeno quello economico: basti pensare a certe forme di capitalismo sfrenato totalmente slegate dalla realtà e responsabili in parte della crisi che stiamo vivendo negli ultimi anni.
Che dire allora in conclusione?
L’illusione del tenere le redini della nostra vita alla fine è il peccato originale stesso che continua a declinarsi nella storia dell’umanità. Ma non siamo soli in questa lotta, Colui che è l’autore della vita ha scelto di coinvolgersi con gli uomini sino alla fine perché quella umanità ferita dal peccato creata per mezzo di Lui e da Lui amata venisse redenta.
Alla prossima “scorrettezza”.
  

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