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mercoledì 2 ottobre 2019

Greta e dintorni: un nuovo '68?

Su Greta e lo sciopero per il clima si è detto molto e scritto ancora di più.
Non me ne vogliano i miei due o tre lettori se anche io mi cimento in questa impresa, ma da svariati giorni alcune riflessioni si fanno sempre più pressanti ed il miglior modo per far pace con certi pensieri è mettere tutto nero su bianco.
Prima di tutto è necessario fare alcune premesse:

Chi scrive non nega affatto che siano in corso cambiamenti climatici sul nostro pianeta. Questi non si sono però magicamente manifestati oggi, ma esistono sin da quando esiste il clima. La vera questione è semmai se la responsabilità di questi mutamenti inerenti il clima sia attribuibile all'intervento umano (che è questione ancora più grande del solo inquinamento) e se sì in quale percentuale. Non ho le competenze per fornire ulteriori dati ad una discussione che è tutto meno che conclusa. La comunità scientifica è assai divisa su queste valutazioni, sui modelli usati per la lettura dei dati e persino sui dati stessi. In un mondo dotato di buon senso questo dovrebbe costituire di per sè un primo richiamo alla cautela, ma i tempi sono quello che sono per cui il dado è tratto e dobbiamo conviverci.

Di una cosa però sono profondamente convinto ed è questa: non è insegnando ad astenersi dal proprio dovere che si insegna a lottare per qualcosa in cui si crede e che si ha caro.
Anzi, se il proprio dovere è quello di studiare, di formarsi e non farsi infinocchiare dalla prima ideologia di turno allora questo dovere va compiuto sino in fondo. E' questo il primo modo per essere alternativi e anticonformisti.
Se poi a questo aggiungiamo le sparate sulla non necessità di una giustificazione per l'assenza da scuola (e successive arrampicate di specchi per dire che si era stati fraintesi) beh... non lamentiamoci poi dei risultati.
Vuoi lottare per qualcosa? Ritieni che sia necessario assentarti da scuola per manifestare per quella che ritieni essere una giusta causa? Impara allora che c'è un prezzo da pagare, piccolo o grande che sia e ci sarà sempre. 
In un mondo in cui si parla di eterna adolescenza non può che costituire un ulteriore vulnus il messaggio che sì, puoi astenerti dal tuo lavoro, dal tuo dovere se la causa è giusta (ma chi decide quali siano le cause giuste?) e puoi stare tranquillo perchè il tappeto rosso ti verrà srotolato davanti e non ci saranno conseguenze.
Ecco la ricetta perfetta per crescere una generazione (e forse più di una) incapace di assumersi le sue responsabilità, ma capacissima però (e questo lo abbiamo visto nelle piazze scritto sui cartelli e urlato a gran voce dalla stessa Greta) di scaricare ogni responsabilità sulla generazione dei padri.
E a tal proposito c'è chi ha evocato un nuovo '68 guardando al popolo del friday for future. 
Chi ha fatto questo tipo di accostamento ne ha parlato ovviamente in toni entusiastici quasi a dire che si stava finalmente portando a compimento ciò che le proteste sessantottine avevano iniziato.
Ora, pur non condividendo per nulla tale enfasi, resta il fatto che si è comunque fatta un'affermazione veritiera.
La generazione del '68 è stata quella che ha innescato, ricercato ed attuato negli anni successivi la messa sotto accusa del padre (e quindi di ogni tipo di tradizione), la sua emarginazione e conseguentemente la sua eliminazione. Ma uccidere il padre significa tagliare le proprie radici che, piaccia o non piaccia, tengono ancorati al terreno impedendo di essere spazzati via dal vento ideologico del momento o peggio ancora trasportati dove esso soffia più forte.
Ed il '68 è ricordato anche come il periodo del 18 politico nelle università e del 6 politico nei licei. Nella mente dei contestatori la scuola non doveva più essere "di classe", ma doveva divenire popolare puntando tutto sul diritto allo studio e per nulla sul dovere che esso comporta.
E qui ritorniamo all'oggi e alle proteste per il clima e non possiamo non provare un senso di déjà vu: la colpa dei mutamenti climatici e dell'inquinamento è della generazione precedente che ha osato rubare sogni e infanzia e che non sarà perdonata e anzi non potrà e dovrà farla franca  (Greta dixit).
E quale modo migliore per abbattere una generazione se non stuoli di giovani e giovanissimi cui viene addirittura detto ed insegnato che possono anche non studiare purchè si arruolino e combattano sotto la bandiera della Greta di turno?
Sradicati, ignoranti e quindi più manipolabili che mai ed il tutto risulterà ancora più facile perchè saranno felici di esserlo.
 


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