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lunedì 27 maggio 2013

libertà di educazione - la situazione attuale

Come avevo anticipato nel post precedente parliamo del rapporto tra scuole statali e scuole parificate.
Cominciamo dal variegato mondo della scuola statale.
Prima di tutto le scuole statali di ogni ordine e grado ,ma in particolare l'infanzia e la primaria, non sono attualmente in grado di accogliere tutti i bambini che abbisognano di una istruzione obbligatoria. Se non vi fossero le scuole parificate (ed anche un buon numero di private) molti bambini non saprebbero dove andare a scuola. Le statali sono inoltre affette da una cronica mancanza di fondi che si è accentuata negli ultimi tempi (non è che alle parificate ne siano stati dati di più anzi) unita ad una cattiva gestione dei fondi e delle risorse (chi scrive sa di cosa parla  lavorando nella scuola statale), basta pensare ai riscaldamenti accesi nel fine settimana o al finanziamento di svariati progetti di dubbia utilità e necessità e molte altre cose ancora per avere un'idea.  La formazione dello stesso personale scolastico è da anni sotto la lente della politica e del mondo accademico proprio perchè non sempre all'altezza.   Inoltre si assiste ad una progressiva delegittimazione degli insegnanti specialmente da parte dei genitori e spesso con la complicità degli stessi media al punto che i ricorsi contro le bocciature sono aumentati in maniera esponenziale negli ultimi anni ed anche le denunce nei confronti dei docenti.
Il rapporto delle scuole statali con le scuole parificate non è mai stato idilliaco ma negli ultimi anni si è inasprito sicuramente per un ritorno di fiamma ideologico che ha portato partiti e movimenti a sostenere la necessità di una scuola pubblica per tutti con il taglio totale delle risorse per le paritarie. Inoltre il   diminuire costante dei fondi destinati all'istruzione ha fatto sì che venissero accusate le scuole parificate di sottrarre fondi alla scuole statali. Bisogna però precisare che prima di tutto la mancanza di risorse coinvolge tutti e le paritarie in particolare sono in attesa di fondi che fanno riferimento a diversi anni di arretrati con i quali devono garantire il funzionamento delle strutture e pagare gli insegnanti e gli altri operatori.  Inoltre le scuole parificate sono alle prese da una parte con il problema della professionalità e formazione dei docenti che spesso sono poco motivati e appena possibile preferiscono il passaggio alla più sicura cattedra statale e dall'altra al rischio (che spesso diviene necessità) di dover aumentare le rette per l'insolvenza dello Stato con una conseguenete perdita di utenza spesso tra le fascie di reddito medio-basse che se pur motivate devono fare i conti con la ristrettezza economica. Ultima ma non per importanza, le scuole paritarie devono sottostare all'accusa di non essere moralmente alla stessa altezza della scuola statale per accoglienza, attenzione ai diritti e alla solidarietà, un'accusa che viene di tanto in tanto riformulata e sponsorizzata da organizzazioni sindacali, partiti, associazioni e politici di spicco, il tutto perchè non sono portatrici di "valori" laici e politicamente corretti.
Una riprova può essere il fatto che nei giorni scorsi il neo-ministro dell'istruzione Carrozza abbia detto così:
" Dobbiamo pensare ai bambini che vanno a scuola e garantirne la copertura. Il mio interesse è appoggiare gli accordi che vedono il ruolo delle paritarie per coprire tutti i posti per i bambini."
Parole utili e corrette ma che ci dicono una cosa, la necessità ora è non lasciare a casa i bambini, ma se un domani ci fosse un'alternativa chissà se le posizioni sarebbero le medesime. Certo il ministro ha anche elogiato il sistema Bologna come funzionale e  importante ma personalmnete mi colpisce che la prima motivazione sia piuttosto pragmatica e punti a continuare a garantire un servizio.
Il punto è questo e non va dimenticato, quando parliamo di scuole paritarie dobbiamo prima di tutto dire che tali scuole hanno una loro legittimità e un loro scopo e che possono concorrere al bene comune. Non sono solo puntelli cui si appoggia l'istruzione pubblica e ai quali riconoscere un piccolo contributo per questo loro servizio. Se si pensa solo questo allora vorrà dire che quando lo Stato riuscirà ad organizzarsi meglio potrà fare a meno di tale aiuto e quindi tagliare tutti i fondi per poterli dirottare sulle scuole statali (come sperano di certo i promotori del referendum bolognese).
Esistono possibili soluzioni? E soprattutto i cattolici cosa possono fare visto che la maggioranza delle strutture parificate sono di estrazione appunto cattolica?    
In un mio prossimo post una personale (e quindi criticabilissima) proposta. 
A presto.

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