Quando si parla di scuola specialmente negli ultimi anni si cade in un grosso equivoco.
Non è una novità che in molte manifestazioni, convegni, dibattiti o semplici scambi di opinioni tra docenti e studenti si ribadisca il no a qualsiasi finanziamento al sistema paritario o a qualsiasi agenzia di educazione privata. Molti di questi slogan erano anche presenti all'ultimo grande sciopero del comparto scuola del 5 maggio.
Il tutto per ribadire che l'unica che è in grado di garantire una educazione priva di condizionamenti o presupposti confessionali e ideologici sia la scuola pubblica.
Insomma che ci possa essere una educazione imparziale e neutra contro altre faziose o peggio ancora subdole e pericolose.
Si potrebbe qui dire che da costituzione quando si parla di scuola pubblica si intendono quella statale unita al sistema paritario che non è affatto privato, ma non è questo di cui voglio trattare e non qui.
La domanda di fondo è questa: esiste una cosiddetta educazione neutra, asettica e non condizionata da alcunché? Perché a sentire certi discorsi così parrebbe.
Vorrei qui sottolineare che però non è affatto così e non è assolutamente possibile.
Provo brevemente a spiegare il perché.
Quando parliamo di educazione noi parliamo di formazione e crescita di persone. E dire persona è dire automaticamente relazione. Non esiste persona senza relazione. Per cui in ambito educativo noi abbiamo persone che si relazionano con altre persone.
Ora dietro ad un sistema educativo (ad ogni sistema educativo nessuno escluso) c'è sempre dietro una idea dell'uomo.
Allora capite che la domanda giusta da porci è questa: quale idea di uomo dietro ad ogni modello educativo?
Si perché a seconda del concetto di uomo che sta dietro ad una impostazione cambiano i contenuti e soprattutto gli obiettivi di fondo.
Si badi bene che nel secolo passato di esempi ne abbiamo avuti (purtroppo) molti.
Due su tutti: nel secolo dei totalitarismi il nazismo ed il comunismo formarono intere generazioni da una parte al mito della razza superiore e dall'altra a quello della lotta di classe.
Quale idea di uomo dietro?
Nel primo caso l'individuo è a servizio completo del concetto di civiltà superiore e non deve per nessun motivo venire meno ai suoi doveri nei confronti di tale concezione nemmeno se questo comportasse l'eliminazione di migliaia di individui sacrificati al mito della razza (ne sono tristemente prova i campi di sterminio).
Nel secondo caso l'individuo è a totale servizio della lotta di liberazione del proletariato nei confronti dei padroni e delle loro sovrastrutture ed anche qui non deve mai venire meno a suoi doveri nei confronti del partito dei lavoratori (ed anche in questo caso i gulag ed i famigerati piani quinquennali ci dicono l'esito nelle sue estreme conseguenze).
Anche nazisti e comunisti desideravano educare e lo affermavano senza alcuno problema.
Certo noi oggi parliamo di indottrinamento, ma permettetemi...dal loro punto di vista era educazione a tutti gli effetti. Una volta stabilito chi è e cosa è l'uomo lo hanno applicato nei loro sistemi educativi. Non fa una grinza. Poi possiamo fare tutti i distinguo di questo mondo, ma il risultato non cambia.
Voi direte...cosa ci azzecca tutto questo con il discorso impostato nelle prime battute? Apparentemente nulla, però...
Oggi noi assistiamo nella nostra vecchia Europa e nella nostra bella Italia (di dolori ostello ma pur sempre bella!) ad una precisa scelta di campo educativa da parte di determinati enti ed in ultima istanza dello Stato attraverso le sue emanazioni.
Si ha l'impressione da più parti che si sia fatta spazio e si stia sedimentando una concezione dell'uomo piuttosto povera e banalizzante. Quale idea di uomo alla base?
L'uomo è un essere libero, così libero che può decidere di se stesso.
E su questo in linea teorica potremmo anche non aver nulla da dire.
Il problema è che in questa impostazione educativa l'uomo può decidere di farsi da sè e può farlo sino al punto di ignorare e negare la sua complessità e quindi al contempo la sua ricchezza e unicità.
Allora non esiste più una identità sessuata che ha due sole declinazioni che sono il maschile e il femminile. No! Questi sono semplici costrutti culturali modificabili con apposite procedure pedagogiche (che scrive sa bene che la cultura ha un ruolo, ma non può da sola definire l'identità della persona).
Il mio corpo non è più una parte fondamentale di me stesso, un tutt'uno con la mia anima, ma è semplicemente un accidente, un mezzo di cui mi posso servire a piacimento e che posso modificare come mi pare e piace. Se è un semplice mezzo allora non dice più nulla di me e non è più quel santuario inviolabile della persona, l'importante è che uno sia consenziente. Basta dare uno sguardo a certe linee di educazione sessuale dove si chiede di insegnare ai bambini tra gli 0 e i 4 anni la masturbazione precoce insieme ad un enigmatico "gioco del dottore". Oppure l'idea è che la maternità per una donna è un peso che la separa da una perfetta parità con l'uomo.
Vero, la donna è diversa, ma non è affatto diseguale! In poche parole l'essere uomo o donna non è più quel l'incontro di due misteri così grandi da donarsi ed accogliersi l'un l'altro ed in grado di generare la vita. No, uomo e donna sono due ruoli tra tanti, tantissimi ed intercambiabili in qualsiasi momento. Allora non deve più esistere la famiglia che sino a poco tempo fa aveva determinate caratteristiche (guarda caso però individuate anche dalla nostra laica costituzione!) ma ci sono le famiglie, tante, multiformi e di qualunque tipo perché se io penso sia così allora deve essere così e chi sei tu per dirmi che non è possibile?
In definitiva secondo certe istanze ogni mio desiderio su me stesso ed il mio modo di vivere diviene automaticamente un diritto per cui io posso e devo realizzare ogni mio desiderio.
Fosse anche quello di un figlio. Infatti se lui è l'oggetto del mio desiderio che sia!
Poco importa se dovrò affittare per poche centinaia di dollari l'utero di una donna del terzo mondo (che dei soldi da me pagati ne vedrà ben pochi perché l'agenzia di intermediazione ne incasserà la maggior parte). Poco importa se quel neonato sarà concepito come un prodotto su ordinazione. Poco importa se quando nascerà sarà subito tolto dal seno della mamma (anzi al seno non dovrà proprio avere il tempo di attaccarsi) e per lui sarà un trauma orribile perché per nove mesi ha conosciuto quella voce, quel battito del cuore, quell'odore e si percepisce un tutt'uno con quella donna. Io lo voglio, è mio, l'ho desiderato tanto. Datemi quel che mi spetta e per cui ho pagato. Io sono suo padre o sua madre...meglio ancora genitore 1 o 2? Non importa, lo voglio ed è mio, è un mio diritto.
Questi sono i presupposti e le estreme conseguenze di certe impostazioni educative.
Allora ritorniamo alla domanda di fondo.
Quale idea di uomo dietro ad una educazione?
Quella che considera l'uomo, ogni uomo, come un mistero, una perla così unica e preziosa o quella che lo riduce semplicemente ad una mero fatto culturale o ad una questione di desideri da realizzare?
Certo l'uomo è complesso, difficile e spesso insondabile, costa fatica avvicinarsi a lui tenendo conto di tutto il suo essere, si può facilmente sbagliare, fallire, ma è un approccio vero, che guarda al Bene ultimo ed è il prezzo da pagare perché ciò che ci rende unici e cioè la nostra umanità continui ad esistere.
Quale idea di uomo?
Non possiamo e non dobbiamo ignorare questa fondamentale domanda. Ne va del futuro dei nostri figli e di quanti ci sono affidati specialmente tra i più piccoli.
PS
Sono pronto e disponibile a discutere di quanto ho affermato qui sopra e non lo dico a cuor leggero. Ho partecipato a corsi di aggiornamento organizzati dal ministero, ho visto e letto libretti per bambini che riportano testualmente quanto da me riportato. Molti di questi documenti sono addirittura sul sito del ministero e sono apertamente e caldamente sponsorizzati dalle istituzioni europee ed italiane. A volte in modo più esplicito, altre volte (e sono la maggioranza dei casi) subdolamente inserite all'interno di progetti apparentemente innocui e di buon senso.
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